La disputa territoriale sulla Marmolada si chiude dopo mezzo secolo: gli attuali confini amministrativi tra i Comuni di Canazei (Trento) e di Rocca Pietore (Belluno) sono corretti. L'intero ghiacciaio resta in territorio trentino, mentre le stazioni di Punta Rocca e Serauta, punto di arrivo delle funivie, rimangono in Veneto. L'ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza che riunisce le motivazioni dei due ricorsi pendenti, quello della Regione Veneto e quello proposto dal Comune di Canazei.
Una disputa durata 50 anni -
La linea di confine tra i due Comuni è stata al centro di una lunghissima vicenda giudiziale iniziata nel 1973 quando il Comune di Canazei propose ricorso chiedendo la rettifica dei confini di modo da far ricomprendere nel proprio territorio l'intero ghiacciaio della Marmolada, teatro del crollo di un seracco di ghiaccio che costò la vita a 11 persone. Un decreto dell'allora presidente della Repubblica Pertini del 1982, su parere conforme del Consiglio di Stato, riconobbe come il confine andasse rettificato "in aderenza alle deliberazioni delle commissioni internazionali del 1911" (quanto il confine rappresentava la frontiera politica internazionale tra il Regno d'Italia e l'Impero austro-ungarico), demandandone l'onere al ministero dell'Interno. A nulla valse il ricorso di Rocca Pietore e la Regione Veneto: fu respinto nel 1998.
Il tentativo di accordo politico -
Nel 2002, i presidenti del Veneto, Giancarlo Galan, e della provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, trovarono un accordo politico per chiudere la questione. In seguito, però, l'Agenzia del territorio di Roma ri-modificò la linea di demarcazione, riportandola a quella stabilita nel 1982, con Rocca Pietore che mantenne il perimetro della stazione di arrivo della funivia, a quota 3.265 metri e quella di Serauta, più in basso.
Nuovo ricorso -
Nel frattempo il ministero dell'Interno diede mandato all'amministrazione del Catasto e all'Istituto geografico militare di procedere quindi alla corretta delimitazione del confine ma, prima ancora che l'iter fosse completato, il Comune di Canazei presentò un nuovo ricorso contro il silenzio del ministero dell'Interno, sul quale il Tar si è pronunciato nel 2019 con una sentenza non definitiva.
Restano i "confini di Pertini" -
Per il Trentino, quella linea di confine contrastava con quanto era stato deciso dal Consiglio di Stato. Seguirono altri ricorsi, da ambo le parti, che puntavano a rivedere per l'ennesima volta i confini. Ora, con due sentenze separate, la pietra tombale da parte del Tar, che legittima una volta per tutte le decisioni assunte nel decreto presidenziale del 1982 e nella sentenza del 1998. Secondo il tribunale del Lazio, "gli scostamenti rispetto alle indicazioni della commissione internazionale del 1911 e dai precedenti cartografici appaiono pienamente legittimi, in quanto operazioni di natura non innovativa dell’ordinamento, bensì meramente correttiva della precedente demarcazione, svolta con più precise e accurate tecnologie". Vale dunque la scelta del presidente Pertini: i confini attuali sono corretti, e da qui il rigetto delle impugnazioni.