Zaki: "La mia battaglia per i diritti umani non si ferma"
"Grazie alla mobilitazione dei cittadini italiani e bolognesi: questa è stata la chiave per la mia libertà", ha affermato lo studente dell'Università di Bologna ancora sotto processo in Egitto
"Dopo l'arresto, tutto è cambiato. La mia storia è diventata un caso internazionale, soprattutto grazie alla mobilitazione dei cittadini italiani e bolognesi: questa è stata la chiave per la mia libertà". Così Patrick Zaki, lo studente dell'Università di Bologna ancora sotto processo in Egitto, in un'intervista a Quotidiano Nazionale. "Da sette anni porto avanti la mia battaglia per i diritti umani - aggiunge - e non c'è mai stato un momento, prima, durante e dopo il mio arresto in cui io abbia pensato di rinunciare".
Nell'intervista Patrick Zaki aggiunge: "Sapevo che i miei colleghi universitari avrebbero potuto fare qualcosa di importante per la mia liberazione. Non avrei mai immaginato, però, di vedere migliaia di persone invocare a gran voce il mio nome per le strade di Bologna e dell'Italia intera".
Nei giorni scorsi lo studente ha avuto per la prima volta la possibilità di difendersi: "Insieme ai miei legali, ho voluto spiegare punto per punto tutto quello che pensavo. È una grande soddisfazione, perché abbiamo lottato molto per arrivare a questo momento".
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Ha mai pensato di rinunciare alle sue idee in cambio della libertà? "No, mai - risponde convinto Zaki -. Da sette anni porto avanti la mia battaglia per i diritti umani e non c'è mai stato un momento, prima, durante e dopo il mio arresto in cui io abbia pensato di rinunciare".
Spiega che quando, a fine 2021, gli hanno dato la notizia della scarcerazione, "ero paralizzato. Non avevo immaginato che potesse accadere veramente. Ricordo le prime settimane di libertà: non riuscivo a credere che tutto ciò fosse reale, avevo paura di svegliarmi un giorno ed essere di nuovo in prigione".
Intanto, a fine febbraio l'udienza del processo è stata di nuovo aggiornata senza sentenza: prossima data, il 9 maggio.
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