tensione davanti al palazzetto dello sport

Naufragio Crotone, il Viminale dopo le proteste: "Soluzione provvisoria il trasferimento delle salme a Bologna"

I parenti delle vittime chiedono che i corpi siano trasportati nei Paesi di origine

Il trasferimento delle salme delle vittime del naufragio di Crotone al cimitero musulmano di Bologna è stato bloccato dopo le proteste dei parenti delle vittime. La decisione del ministero dell'Interno aveva colto di sorpresa le famiglie (pronte a una class action) che hanno inscenato una protesta con un sit-in davanti al Palamilone, il palazzetto dello sport dove è stata allestita la camera ardente. A Bologna andranno, con l'accordo delle famiglie, solo 14 salme per le quali il Comune di Cutro ha già rilasciato i certificati necessari.

Altre 10 salme potrebbero invece essere trasferite giovedì, mentre i corpi di 17 vittime per i quali le famiglie hanno deciso il trasferimento in Afghanistan resteranno a Crotone fino a che non saranno superati i problemi burocratici. Dopo le proteste dei familiari il Viminale aveva fatto sapere che lo spostamento era solo una soluzione "provvisoria per dare immediata dignità alle salme anche perché in Afghanistan non è semplice procedere nell'immediato al rimpatrio". Il ministero aveva anche chiarito che, in ogni caso, "si procederà sulla base delle richieste di ogni nucleo familiare con la soluzione definitiva. Qualora sia richiesto il rimpatrio della salma, lo Stato italiano si farà carico di tutti gli oneri".

Tra le vittime anche uno dei presunti scafisti -

 Intanto gli investigatori hanno accertato che tra le vittime c'è anche uno dei presunti scafisti del caicco, carico di circa 180 migranti, naufragato a un centinaio di metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro. L'uomo, un 30enne di nazionalità turca, è stato identificato grazie alle dichiarazioni dei superstiti e individuato tra le vittime del naufragio grazie al riconoscimento degli stessi naufraghi.

L'Ue: "Frontex ha fatto tutto ciò che poteva" -

 Secondo il commissario Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, l'agenzia Frontex "c'era ed era lì per aiutare l'Italia". Replicando alle polemiche sul ruolo dell'agenzia, la Johansson ha spiegato che "ciò che l'aereo ha visto è stato inviato direttamente a Roma e con la telecamera termica è stato visto che sotto coperta c'erano molte persone. L'aereo ha monitorato la situazione finché c'era carburante. Frontex ha fatto tutto ciò che doveva fare, purtroppo non è stato abbastanza. Se l'aereo avesse avuto più carburante avrebbe notato il peggioramento delle condizioni atmosferiche".

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