I NUMERI

Istat: nel 2022 boom delle unioni civili (+32%), in risalita anche i matrimoni (+4,8%)

Uno su due è celebrato con rito civile, non raggiunti i livelli pre-Covid

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Nei primi nove mesi del 2022 i dati provvisori indicano un lieve aumento dei matrimoni, +4,8% rispetto allo stesso periodo del 2021, dovuto esclusivamente alla crescita dei matrimoni civili (+10,8%). Crescono in misura marcata (+32,0%) le unioni civili. Lo dice l'Istat nel report "Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi, anno 2021". Più di un matrimonio su due è celebrato con rito civile, pari al 54,1%. La quota dei matrimoni civili osservata nel 2020 (71,1%) aveva registrato un eccezionale aumento a causa delle misure di contenimento dell'emergenza sanitaria, che hanno colpito soprattutto le celebrazioni con rito religioso. Nel 2021 tale quota si ridimensiona (54,1%) riallineandosi all'andamento crescente osservato negli anni pre-pandemici (52,6% nel 2019).

Il rito civile è - dice l'Istat- chiaramente più diffuso nelle seconde nozze (95,0%), essendo in molti casi una scelta obbligata, e nei matrimoni con almeno uno sposo straniero (91,9% contro il 48,2% dei matrimoni di sposi entrambi italiani). La scelta del rito civile va però diffondendosi sempre di più anche nel caso dei primi matrimoni (43,1% nel 2021). Considerando i primi matrimoni tra sposi entrambi italiani (89,0% del totale dei primi matrimoni) l'incidenza di quelli celebrati con rito civile è del 37,5% nel 2021 (33,4% nel 2019 e 20,0% nel 2008). Per tale tipologia di coppia è spiccata la variabilità territoriale: si riscontrano incidenze di celebrazioni con rito civile più basse nel Mezzogiorno (25,4%) e più alte nel Centro (47,5%). La scelta del regime patrimoniale di separazione dei beni, tendenzialmente in crescita rispetto al passato (62,7% nel 2008, 40,9% nel 1995), mostra una lieve contrazione nel 2021, risultando l'opzione prescelta dagli sposi nel 73,4% dei casi (74,7% nel 2020).

I giovani e il matrimonio -

  Il mutamento nei modelli culturali, nonché l'effetto di molteplici fattori quali l'aumento diffuso della scolarizzazione e l'allungamento dei tempi formativi, le difficoltà nell'ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà del lavoro stesso hanno comportato, negli anni, una progressiva posticipazione del calendario di uscita dalla famiglia di origine. In meno di 20 anni la quota di giovani che resta nella famiglia di origine fino alla soglia dei 35 anni è cresciuta di quasi tre punti percentuali. Questa protratta permanenza comporta anche un effetto diretto sul rinvio delle prime nozze. Tale effetto si amplifica nei periodi di congiuntura economica sfavorevole spingendo i giovani a ritardare ulteriormente, rispetto alle generazioni precedenti, le tappe dei percorsi verso la vita adulta, tra cui quella della formazione di una famiglia. 

Sul posticipo del primo matrimonio incide anche la diffusione delle convivenze prematrimoniali. Grazie al tasso di primo-nuzialità totale, una misura trasversale del momento attraverso la quale si può valutare quanti primi-matrimoni siano attesi da una ipotetica generazione di 1.000 individui, è possibile far luce sui processi di formazione delle coppie, di quelle giovani in particolare. Tale indice segnala, in base a quanto registrato nel 2021, un'intensità di 412 primi matrimoni per 1.000 uomini e 458 per 1.000 donne; valori che raddoppiano rispetto all'anno precedente, riposizionandosi sui livelli del 2019 (+0,4% e +0,6% rispettivamente per maschi e femmine). Come è possibile notare dalle curve di primo-nuzialità, la propensione a sposarsi diminuisce tra i più giovani (-16,0% e -9,7% rispetto al 2019, rispettivamente per uomini e donne fino a 30 anni), mentre presenta un recupero a partire dai 30 anni in poi (+6,3% e +8,4%, rispettivamente per uomini e donne). A livello aggregato, la tendenza al rinvio delle prime nozze porta a un'età media di 34,3 e 32,1 anni rispettivamente per uomini e donne.

Gli stranieri e il matrimonio -

 Nel 2021 sono state celebrate 24.380 nozze con almeno uno sposo straniero, in aumento del 29,5% rispetto all'anno precedente. I matrimoni misti (in cui uno sposo è italiano e l'altro straniero) ammontano a oltre 18mila e continuano a rappresentare la parte più consistente dei matrimoni con almeno uno sposo straniero (75,1%). Quasi i tre quarti dei matrimoni misti riguardano coppie con sposo italiano e sposa straniera (13.703, pari al 7,6% delle celebrazioni a livello nazionale nel 2021). Le donne italiane che hanno scelto un partner straniero sono 4.595, il 2,5% del totale delle spose. Le combinazioni di cittadinanza dei matrimoni misti sono molto diverse a seconda del genere degli sposi. Nel 2021, gli uomini italiani hanno sposato una cittadina rumena nel 19,2% dei casi, ucraina nel 13,2% e russa nel 7,1%. Le donne italiane che hanno contratto matrimonio con un cittadino straniero hanno invece più frequentemente uno sposo di cittadinanza marocchina (12,1%) o albanese (9,7%).

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