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Ue, salta il voto sullo stop alle auto a benzina e diesel

Il voto sul regolamento, già stato rinviato da mercoledì a venerdì, non sarà tra i punti che saranno discussi dal Consiglio il 7 marzo. Italia ferma sul "no"

Auto elettriche, i motivi del no dell'Italia

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L'Ue rinvia il voto sullo stop alle auto a benzina e diesel a partire dal 2035, già slittato in precedenza da mercoledì a venerdì. Il Coreper, l'organo che riunisce gli ambasciatori Ue, ha eliminato il punto anche dall'agenda del Consiglio del 7 marzo, che doveva procede all'approvazione finale. Il voto verrà rimandato a una successiva sessione del Consiglio e il Coreper tornerà sulla questione a tempo debito. Il motivo è semplice: alla riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti dei 27 resta il forte rischio che una minoranza in blocco affossi il provvedimento.

Per il pacchetto Fit for 55 sarebbe un colpo durissimo. Un colpo che, di fatto, il governo Meloni auspica. " L'Italia voterà contro e sarà un segnale anche per tutta l'attività dell'Ue su altri dossier, dall'automotive al packaging", ha affermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine del Consiglio Competitività. Da una parte ci sono la "trincea" dell' Italia e la contrarietà di Polonia e Bulgaria, dall'altra una Germania avvolta nei tentennamenti della coalizione semaforo.

La posizione dell'Italia  L'Italia ha manifestato con decisione la sua posizione, inquadrando il regolamento come un ingranaggio significativo di una politica di transizione verde che il governo reputa in parte errata. "Noi condividiamo gli obiettivi ecologici ma serve una visione pragmatica, concreta, e non ideologica, messianica, frutto di una concezione che appartiene al passato. All'Europa serve una sveglia", ha spiegato Urso dicendosi soddisfatto dell'ascolto prestato dai suoi interlocutori.

Cambiano gli equilibri nell'Ue  Il ministro ha intrattenuto bilaterali con i suoi omologhi di Austria, Romania, Repubblica Ceca, e Irlanda. Con tutti ha cercato di costruire una base per una linea comune sui dossier ambientali. In attesa che, l'anno prossimo, cambi la Commissione. "Già ora c'è una certa consapevolezza e sono convinto che nel 2024 emergerà nell'Eurocamera una maggioranza più capace di interpretare a fondo gli interessi e gli ideali della nostra casa comune europea", ha osservato Urso. Puntando, come tutto il governo Meloni, a un'alleanza di destra che soppianti l'asse tra S&d e Ppe.

Il ruolo della Germania  La Commissione europea, non a caso, sta indirizzando la sua moral suasion su Berlino. La Germania ha chiesto un impegno concreto, da parte di Palazzo Berlaymont sugli e-fuel. Difficilmente tale impegno verrà inserito nel regolamento sullo stop alle auto inquinanti (ormai blindato e approvato definitivamente dal Pe) ma potrebbe spuntare in una delle misure del pacchetto Fit for 55 ancora sotto negoziato. Berlino, però, ha bisogno di più tempo.

Europa divisa  "Senza il necessario consenso", la presidenza svedese stralcerà il voto dall'agenda del Coreper II di venerdì mattina. A quel punto anche la ratifica formale prevista al Consiglio Ue Educazione del 7 marzo salterebbe. Lo scontro è dietro l'angolo. "L'impegno è stato preso da tutti gli Stati membri, lavoriamo perché sia rispettato", ha spiegato il ministro francese per l'Industria, Roland Lescure. E su tutto il fronte competitività l'Ue resta divisa. Da un lato c'è chi, come i nordici e l'Italia, continua a chiedere una revisione degli aiuti di Stato mirata e temporanea. Dall'altro Francia e soprattutto Germania, che per bocca del il sottosegretario tedesco Sven Giegold, ha parlato di" aggressività contro Berlino" sugli aiuti di Stato. La settimana prossima Ursula von der Leyen volerà negli Usa, dove il 10 marzo vedrà Joe Biden. Un accordo sull'Ira servirebbe, certamente, ad abbassare la temperatura tra i 27.

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