Prof nel mirino degli studenti: un fenomeno tutt’altro che isolato. I casi di cronaca che, periodicamente, segnalano delle vere e proprie “aggressioni” contro gli insegnati da parte dei loro alunni potrebbero essere soltanto la punta dell’iceberg, la manifestazione più evidente di dinamiche molto più presenti nella quotidianità delle nostre classi. A evidenziarlo è una recente rilevazione effettuata da Skuola.net - su un campione di 1.800 ragazze e ragazzi delle scuole superiori - secondo cui, soltanto dall’inizio di quest’anno scolastico, circa 1 studente su 5 dice di aver assistito a uno scontro frontale tra un suo compagno e il professore di turno mentre si trovavano in classe. In un caso su tre si tratta addirittura di episodi sistematici e non isolati.
Preoccupa la crescita dei numeri anno dopo anno
Una platea che si ingrossa ulteriormente se consideriamo anche i passati anni scolastici: in pratica, 1 alunno su 3 almeno una volta nella sua carriera di studente ha dovuto fare i conti con manifestazioni di violenza da parte di un alunno della propria classe, rivolti all’indirizzo di un docente in cattedra. In buona sostanza, numeri alla mano, quest’anno gli episodi registrati sono stati di gran lunga superiori che in passato.
Se ciò non bastasse, ad aggravare ulteriormente la situazione, ci si mette anche il tenore di queste azioni. E’ vero che nella stragrande maggioranza dei casi (70%) si tratta di aggressioni che si fermano sul piano verbale - insulti, risposte fuori luogo, proteste rumorose - ma è comunque enorme il dato di coloro che riportano anche di episodi molto simili a una lite da bar: il 18% racconta soprattutto di aggressioni “fisiche” (lancio di oggetti, faccia a faccia, mani addosso, ecc.) e un ulteriore 12% denuncia un mix tra parole pesanti e affronti a corta distanza. Inoltre, in analogia con gli episodi di bullismo scolastico, di solito viene preso di mira un solo docente: così racconta il 64% degli studenti che a scuola hanno assistito agli attacchi verso i professori.
La presenza degli smartphone ingigantisce i contrasti
Sembra, dunque, che per le nuove generazioni di studenti la figura dell'insegnante abbia perso quell’aura di inviolabilità che da sempre questa ha portato con sé. Anche se, forse, il più delle volte alla base potrebbero non esserci profondi dissidi personali ma la voglia di “dare spettacolo”. L’era digitale, in questo, potrebbe averci messo lo zampino. Ben il 40% dei ragazzi che hanno condiviso episodi violenti dice che durante lo svolgersi dei fatti qualcuno si è occupato di riprendere la scena. E, tra loro, oltre l’80% sostiene che spesso e volentieri la “sfida” è stata creata o perlomeno resa più scenografica proprio per essere filmata. Il che spiega pure perché, poi, puntualmente quelle immagini finiscono su un social network, a disposizione di una platea allargata (56%), oppure su un chat scolastica (20%) o di classe (16%).
Dinamiche che danno l’idea di quanto il fenomeno sia sottostimato. Anche perché, spessissimo, sono gli stessi docenti a contenere la questione dentro le quattro mura della classe. Stando ai racconti degli studenti, la soluzione più adottata - così nel 60% dei casi - è stata il provvedimento “interno”: una nota sul registro o qualcosa di simile. In 1 caso su 4 i prof hanno preferito addirittura subire in silenzio per non dare troppo risalto alla cosa e, al massimo, hanno alzato la voce. Solo nel 15% dei casi il docente ha coinvolto la presidenza. Ed è qui che, eventualmente, sorgono i problemi: in 2 casi su 3 si è arrivati alle punizioni severe, come la sospensione, lavori socialmente utili o il coinvolgimento della famiglia.
Docenti spesso isolati da genitori e studenti
Genitori che, però, in genere solamente poche volte (22%) si schierano apertamente dalla parte dell’insegnante. La maggior parte (49%) vuole prima valutare il caso e un preoccupante 29% tende ad appoggiare il figlio a prescindere. Allo stesso modo, quando si verificano questi episodi, gli altri studenti non fanno granché per arginare il problema: solo in 1 caso su 5 il grosso della classe ha preso le parti del docente, in 1 caso 3 ha persino alimentato la cosa sostenendo l’aggressore, nel resto dei casi ha osservato senza fare nulla. Segno che, continuando a sottovalutare la questione, si rischia soltanto di far degenerare la situazione più di quella che già è.
Di fronte a questo scenario, ai prof che sono vittime di atti del genere, per il momento non resta che difendersi con l’unica arma che hanno in mano, ovvero vendicarsi con verifiche e interrogazioni più severe del dovuto: avverrebbe, secondo gli studenti, in 2 casi su 3.
“Facile dare la colpa ai giovani se alle scuole superiori gli episodi di violenza, fisica o verbale, verso i docenti sembrano aver raggiunto i massimi mai registrati. Sicuramente sarà utile aiutarli a riflettere su un uso ponderato degli smartphone a scuola, visto che in quasi metà dei casi gli episodi vengono ripresi e non casualmente, anzi sono creati ad arte proprio per quello scopo. Tuttavia non possiamo dimenticarci il ruolo e la responsabilità degli adulti di riferimento, che spesso sono i primi ad alimentare la dipendenza da smartphone fin dai primi mesi di vita dei propri figli o a sostenere gli studenti. O destituire di autorità la figura dei docenti. E anche qui bisognerebbe aprire un capitolo forse alquanto impopolare: non è un caso che, a parità di contesto, gli episodi di sopraffazione tendano a concentrarsi su un solo docente. Chi sale in cattedra dovrebbe essere non solo supportato da una governance scolastica adeguata, non solo dall’Avvocatura dello Stato, ma anche da una formazione specifica sulla gestione dei gruppi in età adolescenziale”, commenta così i dati Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.