A "Costanzo: l'uomo che ha cambiato la tv"

Attentato a Maurizio Costanzo, Enrico Mentana: "Mi colpì la sua tranquillità"

Allo speciale di "Matrix" e TG5 il giornalista ricorda il fallito attacco mafioso al collega "Seppe stemperare il clima"

Ospite allo speciale di "Matrix" e TG5 per commemorare la scomparsa di Maurizio Costanzo, Enrico Mentana ricorda l'attentato mafioso del 14 maggio 1993 quando il giornalista e l'allora compagna Maria De Filippi scamparono miracolosamente a una bomba piazzata sull'auto in transito in via Fauro a Roma. "Quella sera ero in un bar in Piazza Ungheria, a 200 metri dal luogo dell'attentato. Sentii una detonazione molto forte, andai sul posto e l'allora capo della polizia prefetto Parisi mi spiegò che Maurizio e Maria l'avevano scampata per un pelo. Era una pagina nuova e incomprensibile per tutti noi e quando lo chiamai mi colpì la sua tranquillità. Maurizio aveva questa bonomia capace con una battuta di smorzare un problema, in quell'occasione seppe stemperare il clima", dice Mentana. "Lui era un grande simbolo della televisione commerciale impegnata nella lotta alla mafia". 

Le ospitate in tv: da Falcone a Libero Grassi - Maurizio Costanzo era in prima fila quando c'era da combattere la mafia. Aveva spesso ospitato quello che divenne un suo grande amico, il giudice Giovanni Falcone. E nel 1991, dopo l'assassinio dell'imprenditore Libero Grassi, con Michele Santoro organizzò una maratona televisiva che coinvolgeva Rai e Mediaset. Ci fu anche il gesto eclatante di Costanzo che in diretta bruciò una maglietta con la scritta "Mafia Made in Italy". Episodi che fecero finire il nome di Costanzo nella lista nera della cupola mafiosa.

Il precedente tentativo di agguato - Maurizio Costanzo nel maggio del 1993 scampò a un attentato mafioso a Roma progettato a causa del suo forte impegno contro Cosa Nostra. Ma prima la mafia tentò di organizzare un altro agguato. Nel febbraio 1992 infatti un gruppo di fuoco composto da mafiosi di Brancaccio e della provincia di Trapani venne spostato a Roma con la missione di uccidere Maurizio Costanzo, il magistrato Giovanni Falcone e il ministro Claudio Martelli. Non riuscendo a rintracciare Falcone e Martelli, il gruppo pedinò per più giorni Costanzo. Il conduttore venne seguito per alcune sere dopo le registrazioni della trasmissione "Maurizio Costanzo Show". Ma quando il piano era pronto, il gruppo venne richiamato in Sicilia dal boss Salvatore Riina.

Primo tentativo fallito per un difetto al detonatore - Dopo il primo tentativo sospeso, nel maggio 1993 un altro gruppo di fuoco composto da mafiosi di Brancaccio e Corso dei Mille, in cui però non figurava Matteo Messina Denaro presente però nella prima spedizione, arrivò nuovamente a Roma per compiere l'attentato a Costanzo. Dopo diversi sopralluoghi venne rubata una Fiat Uno che venne riempita di esplosivo e parcheggiata in via Fauro. Il primo giorno il congegno non esplose per un difetto.