Edilizia in Italia: la sfida della sostenibilità
L’Unione Europea chiede al nostro Paese di ristrutturare tutti gli edifici più inquinanti: un obiettivo nobile, ma non così semplice da raggiungere
Dieci anni per avere case più green e meno inquinanti. Se l'obiettivo è nobile, la realizzazione è ostica, se non ai limiti del possibile.
L'Europa procede spedita con una nuova direttiva che ha già passato il vaglio della Commissione industria e che tra poche settimane arriverà al voto di tutto il Parlamento, ma sta sollevando polemiche in diversi Stati membri, con l'Italia in prima fila. Bruxelles chiede di ristrutturare entro il 2033 tutti gli edifici italiani nelle classi energetiche E, F, G degli immobili residenziali (12,2 milioni totali stimati dalla Commissione europea). Più nel dettaglio il testo approvato stabilisce il raggiungimento della classe E per gli edifici più inquinanti entro il 2030, e la D entro il 2033 così come la neutralità assoluta entro il 2050, fatta eccezione per i palazzi storici, quelli di culto, le seconde case e quelle con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati.
Un'operazione monster nelle dimensioni e nei numeri, tra l'altro con caratteristiche simili al Superbonus 110% che prevedeva l'obbligo di salto di due classi energetiche, ma che è stato più volte ritoccato e rinormato per ovviare ai costi finali per lo Stato.
La ratio di fondo sostenuta dalla direttiva europea è che gli edifici rappresentano il 40% del consumo finale di energia nell'Unione, i 2/3 sono inefficienti e generano il 36% delle emissioni di gas serra legate all'energia. Tra l'altro con un utilizzo di gas naturale intorno al 40% per il solo riscaldamento degli edifici residenziali e le conseguenze già viste in termini di aumenti dei prezzi delle bollette.
Ma se gli intenti sono quelli di avere un'Europa più sostenibile dal punto di vista delle emissioni, più amica dell'ambiente e con bollette più leggere, dall'altra parte ci sono tempi di realizzazione che già oggi appaiono impossibili e costi stratosferici. Secondo le stime ENEA da Bolzano a Palermo, da Trieste a Ventimiglia ci sono 11 milioni di abitazioni, cioè il 74% del patrimonio immobiliare in classe energetica inferiore alla D, di cui il 57% tra la F e la G.
L'associazione nazionale dei costruttori ANCE ha stimato che per attuare la direttiva Ue sarebbero necessari 630 anni per soddisfare il primo step e ben 3.800 anni per arrivare alla decarbonizzazione completa degli edifici. Il tutto basandosi sullo storico degli interventi di un biennio di Superbonus, cioè circa 360.000 per un esborso complessivo per le casse dello stato di quasi 70 miliardi di euro.
La direttiva prevede la possibilità di ciascuno stato membro di redigere un piano di ristrutturazione che preveda esenzioni e deroghe, con dunque un certo grado di economia. Ma la portata degli interventi prospettati lascia comunque presagire costi enormi, sia per un paese fortemente indebitato come l’Italia che per le tasche dei suoi cittadini.
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