Riciclare le batterie con le bucce d’arancia
Si chiama AraBat ed è una startup tutta italiana che ha trovato un modo per riciclare le batterie a litio esauste utilizzando gli scarti degli agrumi
L'ufficialità è arrivata in settimana. Il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva lo stop alla vendita di veicoli nuovi a benzina e diesel a partire dal 2035. Una rivoluzione a detta di molti forzata. Fatto sta che ad oggi l'obiettivo deve essere quello di non farsi trovare impreparati. Attenzione però, perché se nell'immediato le preoccupazioni riguardano soprattutto le infrastrutture non adeguate, ben presto bisognerà affrontare anche un altro problema: quello dello smaltimento delle batterie al litio. Fantasia e innovazione potrebbero essere gli ingredienti giusti per dare una mono a risolvere questo problema.
Sostenibilità ed economia circolare, sono questi i valori che hanno spinto AraBat, giovane startup italiana, a sviluppare processi innovativi per il riciclo di rifiuti pericolosi come i RAEE e le batterie al litio esauste. Siamo nel campo della così detta "green economy".
Come spiega Raffaele Nacchiero, CEO & Founder of AraBat: “Noi di AraBat utilizziamo gli scarti delle arance, più precisamente l’azione sinergica della buccia delle arance e dell’acido citrico, per riciclare le batterie a litio a fine vita e recuperarne i metalli preziosi. Un’azione rivoluzionaria, totalmente in linea con i principi dello sviluppo sostenibile e dell’economia circolare".
Idrometallurgia verde, si chiama così questo processo innovativo che si basa sugli zuccheri della buccia delle arance che attraverso il supporto dell'acido citrico danno vita al recupero dei metalli più critici presenti nelle batterie esauste. Una soluzione per recuperare valore ed evitare che le batterie esauste finiscano nelle discariche, con il riutilizzo degli scarti agroalimentari al fine di contribuire a una completa transizione circolare.
Ridurre le emissioni inquinanti, lasciando intatte l’efficienza economica dei processi di riciclo e la qualità dei prodotti ottenuti. Un recupero di materie prime di elevato valore che permette ai territori di essere indipendenti. Un sistema circolare innovativo che ben presto potrebbe tornare utile.
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