Legambiente lancia l'allarme siccità. Neve dimezzata sulle Alpi, laghi e fiumi in forte sofferenza, quasi in secca come la scorsa estate, corsi d'acqua che hanno raggiunto uno stato di severità idrica "media" in tre delle sette autorità di distretto del fiume Po, dell'Appennino settentrionale e dell'Appennino centrale. È il quadro delineato dall'associazione ambientalista che sottolinea come sia "preoccupante la carenza di neve, con il 53% in meno sull'arco alpino", mentre il Po è già in secca "con un deficit del 61%". Legambiente lancia quindi un appello al governo Meloni, indicando le priorità per una strategia nazionale idrica.
Per l'Italia stress idrico medio-alto -
Legambiente ricorda che l'Italia - con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno - è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto secondo l'OMS, poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le sempre più frequenti e persistenti siccità, mette a dura prova l'approvvigionamento idrico della Penisola. La prova sono, nel 2023, la siccità del fiume Po e del lago di Garda, e la situazione di Piemonte e Veneto. Secondo i dati diffusi dallo GIEC (Gruppo Intergovernativo degli Esperti sul Cambiamento Climatico), all'aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponde una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche.
L'appello al governo -
Per questo l'associazione ambientalista lancia un appello al governo Meloni, indicando le priorità da mettere in campo a partire dalla definizione di una strategia nazionale idrica, strutturata in otto punti, che abbia un approccio circolare con interventi di breve, medio e lungo periodo che favoriscano da una parte l'adattamento ai cambiamenti climatici, e dall'altro permettano di ridurre da subito i prelievi di acqua evitandone anche gli sprechi. Oltretutto, nei prossimi mesi la domanda di acqua per uso agricolo si aggiungerà agli attuali usi civili e industriali che sono già in sofferenza e il fabbisogno idrico nazionale, secondo l'associazione, sarà insostenibile rispetto alla reale disponibilità.
Gli 8 pilastri di Legambiente -
Otto i pilastri, per Legambiente, che devono stare al centro di questa strategia idrica nazionale per una road map non più rimandabile che abbia come obiettivo la riduzione dei prelievi e degli usi dell'acqua in tutti i suoi settori.
- Favorire la ricarica controllata della falda facendo in modo che le sempre minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio invece di scorrere velocemente a valle fino al mare.
- Prevedere l'obbligo di recupero delle acque piovane con l'installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità e attraverso misure di de-sealing in ambiente urbano; in agricoltura prevedendo laghetti e piccoli bacini.
- Servono interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione.
- Implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie.
- Occorre riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti.
- Utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell'edilizia per ridurre gli sprechi.
- Favorire il riutilizzo dell'acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti.
- Introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti.
Legambiente: "Ridurre i prelievi d'acqua" -
"Il 2023 è appena iniziato - spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - ma sta mostrando segnali preoccupanti in termini di eventi climatici estremi, livelli di siccità. Bisogna da subito ridurre i prelievi nei diversi settori e per i diversi usi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Serve poi adottare una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare e che permetterebbe di rendere più competitiva e meno impattante l'intera filiera. Non dimentichiamo che la transizione ecologica deve passare anche per il comparto idrico, oggi in forte sofferenza a causa soprattutto della crisi climatica".
Pericolo di gravi danni -
Una siccità prolungata, ricorda Zampetti, "comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali. Da non sottovalutare, inoltre, il contributo che la neve apporta all'approvvigionamento idrico. La scarsa copertura nevosa unita alla fusione anticipata delle nevi condizioneranno pesantemente le capacita' dei bacini idrografici nei prossimi mesi primaverili ed estivi. Per questo è fondamentale prevedere più risorse per il settore idrico, a partire da un miglior indirizzamento di quelle del Pnrr. Solo così potremmo evitare di rincorrere le emergenze".