Stretta al superbonus: ecco cosa succede dopo lo stop del governo
Cessione del credito e sconto in fattura, si salvano solo i lavori già avviati. Resta solo la detrazione per eco e sismabonus
Il giro di vite voluto dal governo sul Superbonus è operativo. Il blocco alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura è già in vigore, dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto varato dal Cdm. Ma cosa succede ora? Ristrutturare casa, rifare gli infissi o acquistare un condizionatore non sarà più così conveniente e la riqualificazione del patrimonio edilizio, che marciava al ritmo di 200mila interventi l'anno, rischia una brusca frenata.
Sconto e cessione del credito solo per chi ha già la Cila L'opzione dello sconto o della cessione resta per chi ha già avviato l'iter dei lavori. Più precisamente, per gli interventi legati al superbonus, entro il 17 febbraio 2023 (la data di entrata in vigore del decreto) devono risultare presentati: per gli interventi diversi da quelli effettuati dai condomini, la comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila); per gli interventi effettuati dai condomini, oltre alla Cila deve anche risultare adottata la delibera assembleare che ha approvato l'esecuzione dei lavori; per gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici l'istanza per l'acquisizione del titolo abilitativo.
Per gli altri interventi edilizi è necessario che entro la stessa data: risulti presentata la richiesta del titolo abilitativo; siano già iniziati i lavori nel caso in cui non serva un titolo abilitativo; risulti regolarmente registrato il contratto preliminare o stipulato il contratto definitivo di compravendita nel caso di acquisto di unita' site in fabbricati oggetto di interventi di restauro e risanamento conservativo e di ristrutturazione.
Solo la detrazione per eco e sismabonus Per le spese relative ai vari interventi edilizi non sarà più possibile usare l'opzione della cessione del credito o dello sconto in fattura. Resta solo la detrazione fiscale attraverso la dichiarazione dei redditi: le spese vanno dunque pagate interamente, ma potranno essere detratte dalle tasse, con una percentuale che varia in base al tipo di bonus e ripartita su più anni. Gli interventi interessati sono sette: recupero del patrimonio edilizio; efficienza energetica; adozione di misure antisismiche; recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti; installazione di impianti fotovoltaici; installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici; superamento ed eliminazione di barriere architettoniche.
Nodo case green al 2030 Resta aperto il tema della riqualificazione energetica degli edifici. L'Ue ha appena approvato la proposta di direttiva sulle case green, che fissa l'obiettivo per gli edifici residenziali di raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo 'E' entro il primo gennaio 2030 e 'D' entro il 2033. L'Italia però è ancora indietro: secondo le stime dell'Enea 11 milioni di abitazioni, cioè il 74%, è in una classe energetica inferiore alla D. Il sistema della cessione dei crediti aveva impresso un'accelerazione: prima si facevano circa 8mila interventi ogni anno, secondo l'Ance, dopo sono diventati 200mila l'anno.
Superbonus già ridotto al 90% L'incentivo al 110% è stato depotenziato dalla legge di bilancio: da gennaio l'agevolazione è scesa al 90%, a meno che l'assemblea non abbia deliberato i lavori entro il 18 novembre 2022 e la Cilas non sia stata presentata entro il 31 dicembre, o abbia deliberato dal 19 al 24 novembre 2022 ma presentando la Cila entro il 25 novembre. Per le villette l'agevolazione resta piena fino al 31 marzo per chi ha fatto almeno il 30% dei lavori al 30 settembre; per il resto è garantita al 90% fino a fine 2023 se è prima casa e il proprietario ha un reddito inferiore a 15.000 euro.
Infografica, tutti i numeri del Superbonus
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