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Stop cessione crediti Superbonus, edili contro governo: si rischia bomba sociale

La decisione presa da Palazzo Chigi, dicono le associazioni delle imprese, mette a rischio migliaia di aziende. Lunedì summit con Giorgetti. Minacciato sciopero del settore

La decisione presa dal governo sul Superbonus, cioè interrompere la possibilità di usare lo sconto in fattura o la cessione del credito, ha scatenato una dura reazione da una parte della politica ma soprattutto dalle associazioni che rappresantano gli edili. "Il governo si fermi", tuona Sergio Ventricelli presidente di Confimi Edilizia, "questa decisione rischia di creare un disastro". "E' un incubo, a livello nazionale rischiano di sparire 40mila aziende" gli fa eco il presidente di CNA Trentino Alto Adige Claudio Corrara. Intanto per lunedì è previsto un incontro tra le associazioni di categoria e il ministro Giancarlo Giorgetti.

Fillea-Cgil, pronti allo sciopero  "Con il blocco alla cessione dei crediti e dello sconto in fattura per i bonus edili si
perderanno nell'edilizia privata circa centomila posti di lavoro e molte imprese chiuderanno". Lo afferma il segretario generale della Fillea, il sindacato delle costruzioni della Cgil, Alessandro Genovesi, secondo cui "questo è un attacco del governo senza precedenti alle imprese più serie, ai lavoratori del settore e alle famiglie più in difficoltà. Se non tornerà sui propri passi e aprirà un tavolo di confronto, metteremo in campo tutte le necessarie azioni di mobilitazione, compreso lo sciopero generale di tutta la filiera delle costruzioni".


Confimi: gravissimo bloccare un'economia in ripresa  "La mia Confederazione - Sergio Ventricelli presidente di Confimi Edilizia - la categoria delle Costruzioni di Confimi Industria, che annovera circa 3mila imprese, dalle general contractor alle specialistiche - ha sempre rispettato l'operato delle istituzioni, mostrandosi attenta a salvaguardare un doveroso equilibrio tra le parti, ma noi rappresentiamo prima di tutto le imprese, quindi non possiamo tacere su una scelta così ingiusta, che decreta lo stop totale dello sconto in fattura e della cessione del credito, lasciando solo la strada della detrazione d'imposta. In più, come se tutto questo non bastasse, si decide anche di vietare alle pubbliche amministrazioni di poter acquistare i crediti incagliati, una nuova iniziativa che stava avendo un certo seguito". "E, dunque - sottolinea Ventricelli - per sistemare i problemi causati da altri, si decide di infliggere un colpo mortale al settore dell'edilizia, che negli ultimi due anni ha dato un contributo fondamentale alla crescita record del Pil? Sono allibito. Probabilmente non si è compreso davvero che qui si gioca sulla vita di lavoratori e famiglie e si mette a repentaglio il futuro di almeno 20mila aziende dell'edilizia e oltre 100mila posti di lavoro".

Infografica, tutti i numeri del Superbonus

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Corrarati (Cna): "Un incubo, doccia gelida per le aziende"  "L'inatteso quando drastico blocco delle cessioni dei crediti è una doccia d'acqua gelida per tante piccole e medie imprese, anche della nostra regione". Il presidente di CNA Trentino Alto Adige Claudio Corrarati si allinea alle parole del presidente nazionale di CNA e definisce quello che sta accadendo "un incubo". "A livello nazionale - afferma Corrarati - sono 40mila le nostre aziende che ora rischiano la chiusura, di queste decine anche sul nostro territorio. Si parla di circa 300.000 famiglie coinvolte in Italia. Bisogna trovare una soluzione e farlo anche in tempi stretti".  Il blocco deciso dal Governo con l'intento di salvaguardare i conti pubblici (ad oggi si stima un carico finanziario per ogni cittadino di 2.000 euro) varrà solo per le opzioni future e cioè quelle a partire da venerdì 17 febbraio. Per quanto riguarda, invece, il passato, resta tutto confermato, mentre, per i lavori in essere è prevista una disciplina derogatoria. 

Cna: non bloccare acquisti crediti da Regioni e Comuni  "Cna rinnova la richiesta al Governo di intervenire con la massima urgenza per sbloccare i crediti fiscali legati agli ecobonus che ingolfano i cassetti fiscali di migliaia di imprese. Circa 8 miliardi di liquidità bloccati da mesi che mettono a rischio la sopravvivenza di 40mila imprese della filiera delle costruzioni, provocano il blocco di 100mila cantieri e generano caos e incertezza per un milione di cittadini". Lo afferma Cna in una nota.
 

Acem: il governo ha deciso di far fallire le imprese  "Il Governo ha deciso di far fallire le imprese e l'indotto". E' durissimo il commento del presidente dell'Associazione costruttori edili del Molise (Acem-Ance), Corrado Di Niro. "Riservandoci di studiare meglio il provvedimento - spiega - riteniamo si tratti di un grave errore e di un ennesimo cambiamento delle carte in tavola che getta incertezza tra gli operatori. Migliaia di imprese con tutto il loro indotto rischiano di rimanere definitivamente senza liquidita' e i cantieri si fermeranno del tutto con il fallimento di migliaia di aziende e con molti lavoratori che rimarranno senza occupazione. I Governi cambiano - conclude - ma non cambia nulla".

Unimpresa: "Il decreto del governo rappresenta una minaccia"  "Il decreto approvato rappresenta una minaccia per tutta l`operazione Superbonus. Con questo provvedimento, si mette la parola fine alla cessione dei crediti fiscali e molti cantieri già fermi da tempo potrebbero essere chiusi definitivamente. Noi avevamo suggerito di coinvolgere le regioni e gli altri enti locali perché potessero acquistare i crediti delle banche, ma il governo ha detto no, probabilmente per ragioni politiche. Con rammarico, prendiamo atto di queste decisioni che però corrono il rischio di portare al fallimento 25mila piccole e medie imprese italiane. Il rischio che avevamo paventato pochi giorni fa resta intatto". A lanciare l'allarme è il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, commentando il decreto legge sul Superbonus edilizio approvato dal consiglio dei ministri. Secondo il Centro studi di Unimpresa, le nuove norme non risolvono il problema dei circa 15 miliardi di euro di crediti fiscali incagliati, questione che sta bloccando 90mila cantieri: una situazione pericolosa che mette a rischio fallimento 25mila aziende, per la quasi totalità pmi, con la consequenziale perdita di 130mila posti di lavoro.

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