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Il miliardario uzbeko Alisher Usmanov: "Non sono un oligarca, il mio grande obiettivo è aiutare la gente"

Considerato uno dei cento uomini più ricchi del mondo, qualche anno fa ha annunciato il suo ritiro dagli affari e si è dedicato alla beneficenza. Sanzionato dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, rifiuta di essere definito un oligarca: "Chi pensa che io lo sia è solo un ignorante”

Tgcom24

Abbiamo incontrato Alisher Usmanov, 69 anni, considerato tra i 100 uomini più ricchi del mondo con un patrimonio stimato in 19 miliardi di dollari, a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan. Dopo aver vissuto per anni in Russia dove ha studiato e ha fatto fortuna partendo dalla produzione di sacchetti di plastica, Usmanov è tornato nel paese dove è nato. Ha annunciato il ritiro dagli affari e si dedica soprattutto ad opere di beneficenza. Anche in Italia, dove per le sue donazioni in campo artistico e culturale, è stato insignito dal presidente Sergio Mattarella dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Arzachena.
 

Con la guerra in Ucraina però il miliardario uzbeko è stato inserito nella lista degli oligarchi legati a Putin e sottoposto alle sanzioni europee. Lo yacht Dilbar, valore 600 milioni di euro, utilizzato da Usmanov, è sotto sequestro nel porto di Amburgo.
 

Signor Usmanov, ci può descrivere il nuovo Uzbekistan e i cambiamenti più importanti che hanno avuto luogo nel suo paese?
Nella mia vita ho conosciuto tre Uzbekistan. Il primo è il paese che faceva parte dell'Unione Sovietica e dove sono nato. Poi, a partire dal 1991, l’Uzbekistan indipendente. Mentre recentemente, nel 2016, è nato il nuovo Uzbekistan. Una volta raggiunta l’indipendenza nel 1991, di fatto in questa regione il potere è stato preso dagli ex leader comunisti, e sia nell’ordinamento sociale che nell’economia regnava non la stagnazione, come in tutta l’Unione Sovietica, ma il più totale degrado in ambito sociale, economico e così via.

Quindi si può dire che, dopo 30 anni di sviluppo indipendente, la squadra odierna guidata dal presidente Shavkat Mirziyoyev stia cominciando una colossale riorganizzazione della struttura economica dello stato. È in corso una riforma straordinaria volta a ripristinare il normale funzionamento dell’economia del paese, a migliorare il benessere dei cittadini, e, soprattutto, a permettere all’Uzbekistan di raggiungere una posizione di rispetto non solo all’interno della regione, ma anche a livello mondiale. Secondo me, questo periodo è davvero il segno della speranza in un grande futuro del paese. Vedo i maggiori cambiamenti nel fatto che le attività d’investimento hanno avuto un grande slancio, il paese si è aperto, e il nuovo presidente Mirziyoyev è riuscito a risollevare l’anima del popolo e a liberarne il cuore. Adesso punta a spingere i cittadini a lavorare in modo moderno per costruire un paese nuovo.


Lei ha fatto dei grandi investimenti in diversi settori in Uzbekistan. Quale altro contributo vorrebbe apportare allo sviluppo della sua patria nei prossimi anni?
A dire il vero, non mi piace parlare del mio contributo, anche se, naturalmente, sono tra quelli che sostengono il programma di riforme del nuovo presidente. Per quanto riguarda gli investimenti delle società nelle quali ero coinvolto, abbiamo puntato sulle aziende uzbeke legate alle attività imprenditoriali della nostra holding. Si tratta soprattutto di telecomunicazioni e settore tecnologico. In generale, a causa delle sanzioni, adesso è molto complicato, ma non interrompo i progetti di beneficenza e cerco comunque di lavorare. Pertanto, naturalmente, metterò tutte le mie forze e le risorse per aiutare l’Uzbekistan ed essere utile al mio paese. Questo è il mio grande obiettivo, per il quale ho lasciato la gestione delle attività imprenditoriali e addirittura la partecipazione in tanti miei progetti da azionista. L'Uzbekistan, insieme al Kazakistan, sarà il vero leader dell'Asia centrale, che diventerà la locomotiva per lo sviluppo di questa regione nella direzione determinata dai suoi cittadini. E sono convinto che questo paese avrà successo.



Signor Usmanov, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, lei è stato sottoposto a sanzioni UE perché considerato un oligarca. Perché rifiuta questa definizione?
Non solo non sono d'accordo, ma ho intentato causa a questo proposito. Credo che coloro che hanno preso la decisione di identificarmi come oligarca abbiano dimostrato tutta la loro ignoranza. Gli oligarchi sono uomini d'affari che fanno soldi con l'aiuto del potere. Prima cosa. Secondo, sono persone che, guadagnando denaro, influenzano le autorità. Non è proprio il mio caso. Non ho mai ricevuto regali dalle autorità. Nella nostra holding tutto ciò che abbiamo fatto l'abbiamo fatto a condizioni di mercato. Sono definiti oligarchi quelle persone che, approfittando della prima fase di sviluppo del capitale in Russia, hanno ricevuto enormi risorse a costo quasi zero. Al contrario, ho acquisito tutto su base competitive.


Sì, ho dei beni, sì, ho il riconoscimento in Russia, sì, sono anche cittadino russo, ma vivo nell'interesse della mio paese natio. Sono andato in pensione, faccio beneficenza, ricevo dividendi dai miei investimenti. Quale può essere la colpa di una persona che dichiara tutto il proprio reddito fino all’ultimo centesimo?

Fortuna che in Italia almeno leggono i documenti forniti dai nostri avvocati. In alcuni paesi europei non vogliono proprio più leggerli, ma dicono semplicemente sei colpevole e basta. E quando si tratta di imporre sanzioni contro le mie sorelle, che hanno vissuto tutta la loro vita in Uzbekistan e non hanno nemmeno nulla a che fare con la Federazione Russa, non lo accetto! Grazie a Dio, le autorità europee hanno già revocato a una delle mie sorelle le sanzioni. La lotta però è ancora lungi dall'esser terminata. Spero che la giustizia prevarrà, almeno in tribunale, anche se non volevo e non voglio un processo. E amerò l'Italia qualunque cosa accada.



Come si difende dall’accusa di stretti legami con Putin?
Beh, vede, questa domanda è la seconda parte dell'accusa secondo cui io sarei non solo un oligarca, ma l'oligarca "preferito" di Putin. Non ho mai avuto tali legami. Io ho vissuto in Russia oltre 35 anni. Durante questo periodo ho fatto molta strada da giovane studente a uno degli uomini d'affari più importanti e ricchi del paese per diversi anni. E’ probabile che io sia stato il primo nella storia della Russia ad essere eletto presidente di un'organizzazione sportiva internazionale (Federazione Internazionale di scherma, ndr) che è sotto il patrocinio del CIO.


Inoltre, io personalmente, i miei fondi di investimento e la nostra fondazione di beneficenza elargiscono centinaia di milioni di dollari ogni anno in attività filantropiche e donazioni, in progetti culturali, sportivi e scientifici. E questo riconoscimento, credo di averlo conquistato non solo in Russia, ma anche nella mia patria, in Uzbekistan, e in un paese vicino a noi: il Kazakistan. Ho molti amici e mi sembra di essere trattato con rispetto in questi paesi, in Medio Oriente e in Europa.



Allo stesso tempo, qualunque cosa accada, non si dovrebbe rinunciare al proprio percorso di vita e io non lo farò. A proposito, c’è un’altra cosa che mi ha colpito. Nella nostra organizzazione sportiva, la Federazione Internazionale di Scherma, dopo che mi sono state comminate le sanzioni, ho avuto motivo di essere orgoglioso di tutti gli schermidori del mondo. Nemmeno lo sapevo …oltre 100 paesi sei mesi fa hanno scritto una petizione al Presidente del Comitato Olimpico chiedendo di aiutarmi. Cos'altro può essere il senso della vita, se non mostrarsi degni della fiducia di queste persone?

Lei cosa pensa della guerra in Ucraina?
Quanto alle impressioni della guerra, come per tutti, all'inizio è uno shock. Come non rimanere scioccati da ciò che sta accadendo? Nel XXI secolo, la guerra non gioverà a nessuno in termini di obiettivi dell'umanità. Ma non sono affari miei, non sono un politico, non voglio fare politica. E probabilmente è per questo che credo che qualsiasi conflitto dovrebbe finire in pace e, cosa più importante, in modo senza vittime. Ecco come mi sento personalmente a questo riguardo. Parlo di me adesso.



Perché, prima o poi, i conflitti finiscono, e il diritto verrà ripristinato, e spero anche in Europa. E tutti lo capiranno, lo spero davvero. Ma allo stesso tempo, credo che il riconoscimento che ho ottenuto in tutto il mondo (compresa l'Europa), mi faccia sperare di non aver vissuto la mia vita invano. E in futuro cercherò di aiutare le persone, l'umanità, i paesi, incluso l'Uzbekistan, la Russia, il Kazakistan, il Tajikistan. E cercherò sicuramente di fare del bene all'Italia, almeno alla città di Arzachena, almeno alla regione Sardegna.



Lei ha una relazione speciale con l’Italia. Quando è iniziata e perché Le piace il nostro paese?
Sottolineo che amo questo paese. A differenza di alcuni altri che hanno perso questo sentimento con l’adozione delle sanzioni. Amo l’Italia fin da quando ero bambino per le canzoni e per il calcio. E dopo per la scherma, che è già la terza passione che mi lega all’Italia. È il paese dei migliori schermidori al mondo, a cominciare dalla famiglia Mangiarotti, Montano e tanti altri. Inclusi quelli contemporanei: Vezzali e, certamente, molti altri giovani vincitori di oggi. Li conosco bene tutti, tranne, ovviamente, Mangiarotti. Queste persone erano per me i veri miti dei quali leggevamo nei giornali e nei libri.


Il mio amore più grande è la Sardegna. Questa regione dell’Italia conserva anche le tracce delle popolazioni orientali. Quando ci arrivai per la prima volta, sentii lo spirito e la dignità speciale delle persone che vedo e sento nella mia patria, in Uzbekistan. Sono fiero del fatto che molti italiani che ho conosciuto e con i quali ho stretto amicizia non hanno rinunciato a una persona come Alisher Usmanov, anzi. Sono grato a tutti dal profondo del mio cuore. È stata un’altra conferma del fatto che gli italiani sono veri amici. Quando ho saputo che il sindaco di Arzachena non ha revocato il mio titolo di cittadino onorario, mi ha toccato nel più vivo profondo del cuore, ed io sarò per sempre, finché vivo, un cittadino di Arzachena. Farò tutto quello di cui questa città ha bisogno.

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