Madonna festeggia 25 anni di quello che molti considerano il suo capolavoro. Il 12 febbraio del 1998 usciva "Ray of Light", un album che segnò una decisa svolta stilista e venne celebrato come il lavoro della maturità. Trascinato dai singoli "Frozen", "The Power of Goodbye" e dalla stessa title track, "Ray of Light" ha venduto oltre 20 milioni di album in tutto il mondo e vinto quattro Grammy Award.
Settimo album in studio di Madonna, "Ray of Light" è la pietra angolare della sua carriera, il lavoro che fa da spartiacque tra un prima e un dopo. Nato in un periodo di grandi cambiamenti per la popstar, che arrivava dall'aver messo al mondo la sua prima figlia, Lourdes, e dall'essersi avvicinata alla cabala ebraica, scoprendo una nuova dimensione sprituale grazie anche agli studi fatti su induismo e buddismo, presenta una Madonna decisamente più matura, intenta a esplorare nuove strade stilistiche.
Reduce dall'album "Bedtime Stories", risalente addirittura a quattro anni prima, ma soprattutto dal ruolo nel film "Evita", per cui aveva anche preso lezioni di canto cambiando il suo modo di cantare per sfruttare una maggiore estensione, Madonna si era messa al lavoro con i produttori Babyface e Patrick Leonard, in particolare quest'ultimo suo collaboratore storico in dischi come "True Blue". Ma ben presto si era resa conto che la direzione intrapresa era tutt'altro che soddisfacente. Da lì la decisione di cambiare nettamente rotta affidandosi alla produzione di William Orbit, più vicino a sonorità elettroniche e contemporanee.
Il risultato fu un album con grande uso di elettronica e dai toni principalmente scuri, capace di captare le nuove tendenze che più che al pop plasticoso di qualche anno prima guardavano alla techno, il trip hop, il drum'n'bass, la musica ambientale, il rock e la musica classica. Lo si capisce sin dall'apertura affidata a "Drowned/Substitute For Love", una canzone che sonorità affondano nell'universo jungle e drum'n'bass e con un testo immaginifico ispirato dal libro di J. G. Ballard "Il mondo sommerso". La title track è un up tempo frenetico che mescola techno e riff di chitarra rock, "Nothing Really Matters", scelto come terzo singolo, è invece un brano dance dall'andamento sincopato. Ma è indubbio che più degli altri a caratterizzare il disco è "Frozen": una ballad elettronica, dai toni gelidi e oscuri, fortemente evocativa, sicuramente uno dei punti più alti dell'intera carriera di Madonna.
All'album, nonostante il grande successo (vinse anche quattro Grammy tra cui quello per miglior album pop) non seguì un tour. Dopo una lunga serie di interventi promozionali (partecipò anche al Festival di Sanremo 1998), Madonna decise di tornare in studio per realizzare un altro disco, "Music", che completò la parabola della sua collaborazione con William Orbit. Ma questa è un'altra storia.