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Castelveccana (Varese), pusher morto nei boschi: carabiniere indagato per omicidio

Secondo le dichiarazioni del militare, sarebbe stato costretto a sparare perché convinto di trovarsi in presenza di persone armate

L'operazione antidroga, i boschi, gli spari e una vittima in fondo a un canalone. E' il quadro entro il quale indaga la Procura di Varese per ricostruire la morte di un giovane nordafricano, il cui corpo senza vita è stato ritrovato in un canalone a Castelveccana. A ucciderlo potrebbe essere stato un colpo di pistola sparato da un carabiniere, durante un blitz contro lo spaccio di stupefacenti. Ora il militare è indagato per omicidio e sospeso dal servizio.

La telefonata anonima  E' stata una telefonata anonima ad avvisare il 112 della presenza di un corpo sul fondo di un canalone, venerdì sera. Poche parole per segnalare la posizione del cadavere, a circa cento metri dal livello strada. Sul posto sono intervenuti gli stessi carabinieri, il 118 e i vigili del fuoco. Per recuperare la salma, finita sulle rocce, è stato necessario l'intervento degli specialisti del nucleo alpino speleo fluviale, al quale sono servite diverse ore per completare le operazioni.

L'operzione antidroga  Sull'asfalto, in corrispondenza delle operazioni di recupero, gli investigatori hanno trovato due bossoli di proiettile di piccolo calibro, segno che a sparare sia stata una classica "arma corta", cioè una pistola. Successivamente è emerso che nelle ore precedenti alcuni militari erano impegnati in un servizio antidroga, in una zona boschiva e impervia, da tempo nota per le attività di spaccio di stupefacenti gestite da diversi gruppi criminali, e che un sottoufficiale aveva sparato con l'arma d'ordinanza durante un possibile scontro con un gruppo di spacciatori.

Indagato il carabiniere  A quel punto la Procura di Varese ha proceduto all'apertura del fascicolo di indagine sul delitto, nel quale è stato iscritto il nome del carabiniere, con l'accusa di omicidio. Le ipotesi al vaglio sono diverse. Il giovane pusher potrebbe essere stato colpito durante uno scontro a fuoco, e poi essere morto in seguito alla caduta nel dirupo, oppure perché stroncato da un proiettile mortale, ma non e' ancora certo che a colpirlo sia stato proprio il carabiniere indagato.

"Costretto a sparare"  Le indagini, come ha precisato il procuratore della Repubblica Massimo Politi, sono state avviate per accertare quanto accaduto ed "escludere qualsiasi ricostruzione alternativa rispetto alla responsabilità del militare", partendo dalla necessità di identificare tutte le persone presenti in quel momento. Saranno inoltre eseguite tutte le prove balistiche necessarie a verificare la traiettoria del colpo mortale e la Procura ha già disposto l'autopsia sul corpo della vittima perché venga cristallizzato da quale pistola sia provenuto il proiettile. Secondo le dichiarazioni del carabiniere, sarebbe stato costretto a sparare perché convinto di trovarsi in presenza di persone armate. Anche le sue dichiarazioni e quelle dei colleghi dovranno essere validate.

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