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Unabomber, si riapre il caso: accertamenti genetici su 10 reperti | Spunta un nuovo indagato

ll 13 marzo l’incidente probatorio sul Dna ritrovato in peli e capelli che potrebbe portare a nuove valutazioni della Procura. Occhi puntanti su un operaio cagliaritano che si è trasferito nel Trevisano

© Ansa

Chi non credeva alla riapertura del "cold case" Unabomber deve ricredersi. Non solo il Procuratore capo di Trieste (città che per ultima si è occupata del caso a suo tempo) Antonio De Nicolo e il sostituto Federico Frezza hanno riaperto il fascicolo e vi hanno iscritto undici indagati, ora si passa all'esame genetico dei reperti.  La speranza è che si identifichi il responsabile, o i responsabili, dei 28 attentati che tra 1994 e 2006 seminarono il panico causando danni fisici e materiali a tanti nel Nord Est. L'attenzione dei magistrati si concentra su un nome nuovo: Luigi Pilloni, 61 anni, operaio cagliaritano che si è trasferito a Gaiarine, un centrodella provincia di Treviso dove attualmente vive da disoccupato.

La riapertura del caso - Il nuovo caso aperto dalla procura di Trieste si basa sui risultati del podcast di Marco Maisano dal titolo "Fantasma. Il caso Unabomber" e dalla richiesta di due vittime, Francesca Girardi e Greta Momesso. Il gip Luigi Dainotti ha disposto per il 13 marzo l’incidente probatorio sul Dna ritrovato in peli e capelli che potrebbe portare a nuove valutazioni della procura giuliana guidata da Antonio De Nicola, che però mette le mani avanti e dice che le 11 iscrizioni nel registro degli indagati sono atti dovuti e al momento nessuno ha accuse specifiche da cui difendersi mentre le ipotesi di reato sono quelle di attentato per finalità terroristiche o strage con l’aggravante dell’associazione con finalità di terrorismo".

Gli indagati noti e il nome nuovo - Intanto sono circolati i nomi dagli undici indagati: dieci di questi sono già noti perché, come aveva fatto sapere la Procura, si tratta di persone che erano state iscritte all'epoca; una sola, invece, "la cui attendibilità appare problematica ed è tutta da verificare", come ha detto la Procura, è stata coinvolta per la prima volta. Si tratta di Luigi Pilloni, residente a Gaiarine (Treviso), dove sembra si sia trasferito da poco da Cagliari, dove è nato 61 anni fa. Ciò che colpisce nell'elenco è il fatto che siano quasi tutti (nove su undici) del pordenonese e che ne facciano parte tre coppie di fratelli, troppe per essere casuali e non un elemento che ha indirizzato le indagini in una certa direzione. Una delle coppie di fratelli è composta da Galliano ed Elvo Zornitta, il grande sospettato all'epoca; poi ci sono i gemelli Lorenzo e Luigi Benedetti di Sacile (Pordenone) e Claudio e Dario Bulocchi di Fontanafredda (Pordenone). L'elenco include inoltre Luigi Favretto di Tarcento (Udine), Angelo La Sala di Lestans di Sequals (Pordenone), Cristiano Martelli di Azzano Decimo (Pordenone), Giovanni Fausto Muccin di Casarsa della Delizia (Pordenone). Comunque, l'iscrizione nel registro degli indagati non èindizio di colpevolezza in quanto si basa su una ragione tecnica, spiegata dal procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo: "Sono un atto necessario per evitare il rischio di rendere nullo l'incidente probatorio". Aggiungendo: "Sia chiaro che non ci sono nuovi elementi". 

La posizione della difesa - Secondo l’avvocatessa Alessandra Devetag, a cui al momento è stata affidata, in attesa che ogni indagato faccia la sua scelta, la difesa d’ufficio di tutti e undici, "la posizione di Pilloni – dice a Il giorno – è basata su deduzioni molto aleatorie e deboli; d’altra parte un po' tutto è scritto sull’acqua. A mio parere il gip è andato un poco di corsa: nella memoria difensiva per tutti che ho comunque già presentato al procuratore contesto soprattutto il modo in cui i reperti sono stati acquisiti. Dato che si tratta di un’inchiesta giornalistica - aggiunge -  chi li ha ottenuti ha rispettato tutte le procedure, ha semplicemente usato i guanti facendo in modo che non ci fossero contaminazioni? Solo appurando questo si poteva andare avanti disponendo la comparazione dei Dna, che potrebbero essere deteriorati,con quelli degli indagati. E dovranno essere raccolti i profili genetici non solo del Pilloni, ma anche di altri sei, fra i quali il fratello di Zornitta, che non facevano parte di quelli catalogati dal Ris di Parma".

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