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The NewZealand Story: la missione di salvataggio del piccolo kiwi dei videogame

Dopo i dinosauri di Bubble Bobble, Taito si affida a un pennuto neozelandese armato di arco e frecce per uno dei videogame più ispirati degli anni Ottanta

Ufficio stampa

Quando si pensa a Taito e ai giochi di piattaforme, a chiunque conosca un po’ di storia dei videogame viene naturale pensare immediatamente allo splendido Bubble Bobble del 1986, con la sua marea di nemici colorati, dinosauri sparabolle e tanta frutta da raccogliere. A dire il vero, la software house giapponese è stata decisamente prolifica in ambito di platform game e negli anni Ottanta ha proposto tanti altri giochi altrettanto ispirati, come il caso di The NewZealand Story.

Oggi vogliamo ricordare proprio le avventure del pennuto conosciuto con il nome di Tiki, un esemplare di uccello kiwi (tipico della Nuova Zelanda) che si trova improvvisamente a dover salvare tutti i suoi cari.

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La vita del nostro beccuto eroe viene stravolta quando un grosso tricheco chiamato Wally cattura tutta la sua famiglia: senza demoralizzarsi, Tiki imbraccia arco e frecce e si lancia attraverso una serie di venti livelli a scorrimento multi-direzionale per liberare i suoi amici e familiari, nonché per punire Wally e i suoi gregari. È questa la storia alla base del colorato coin-op lanciato nelle sale giochi nel 1988.

Come da tradizione di Taito, il gioco si spinge decisamente oltre la bellissima grafica colorata e la giocabilità semplice ma intrigante, cercando di offrire un'esperienza originale in un mercato come quello delle sale giochi di quegli anni, dove la concorrenza era elevatissima e agguerrita.

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Dunque, se Bubble Bobble presentava la geniale meccanica delle bolle e il suo seguito Rainbow Islands proponeva l’ottima idea degli arcobaleni, ecco che The Newzealand Story si fa notare grazie a una divertente novità: la possibilità di rubare i mezzi di trasporto dei nemici e usarli per esplorare i livelli. Che siano mini-dischi volanti, papere-robot o semplici palloncini, Tiki può semplicemente saltare su uno di questi mezzi dopo aver eliminato il suo proprietario (magari proprio disarcionandolo con un balzo ben piazzato) per prenderne il controllo. Una novità che si sposa benissimo con l’ampiezza dei livelli, grandi e articolati, a volte labirintici.

Altro aspetto molto divertente del gioco è rappresentato dall’arsenale su cui il piccolo Tiki può fare affidamento: arco e frecce possono infatti lasciare il passo a bombe, pistole laser, boomerang e persino bacchette magiche lanciafiamme, in una colorata esplosione di violenza "pucciosa" e divertentissima. Scopo di ogni livello: individuare la gabbia in cui un kiwi è prigioniero e aprirla per liberarlo, mentre ogni cinque "stage" dovremo anche eliminare uno dei "boss" presenti. Ulteriori elementi come passaggi segreti, tanti bonus da raccogliere e sezioni a nuoto forniscono a The NewZealand Story quella varietà che mantiene alta l’attenzione e contribuiscono a rendere questo bel videogame una vera gemma del passato.

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Oltre a riscuotere un buon successo nelle sale giochi (con una discreta distribuzione anche in Italia), The NewZealand Story riceve una grande quantità di conversioni, arrivando sia su console, sia sui personal computer dell’epoca. Notevole, ad esempio, la versione per NES, mentre in ambito PC sono da segnalare le eccellenti conversioni per Commodore 64 e Amiga. Da notare anche una ritardataria conversione per Sega Mega Drive che propone una diversa struttura dei livelli per differenziarsi dall’originale da sala.

Se siete possessori di console PlayStation o Nintendo Switch, oggi è possibile recuperare il gioco grazie alla serie Arcade Archives di recente pubblicazione: scoprirete così che è ancora oggi un platform game fresco a divertente.

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