Iran, Jafar Panahi scarcerato dopo due giorni di sciopero della fame
Il regista è detenuto da luglio 2022 nella prigione di Evin. Aveva smesso di alimentarsi contro il trattamento "illegale e disumano" da parte della magistratura e delle forze di sicurezza della Repubblica islamica
Jafar Panahi è stato scarcerato dopo due giorni di sciopero della fame. A riportarlo la Bbc. Il regista iraniano, già condannato a sei anni di carcere per "propaganda contro il sistema", è stato imprigionato a luglio 2022 mentre protestava contro l'arresto dei suoi colleghi Mohammad Rasoulof e Mostafa Al-Ahmad a opera del governo iraniano che reprime le proteste popolari esplose nel Paese dopo l'assassinio della ventiduenne Mahsa Amini.
Lo sciopero della fame La moglie del regista aveva pubblicato sul suo profilo Instagram una lettera di Panahi in cui annunciava di avere iniziato lo sciopero della fame nella prigione di Evin, dal primo febbraio. Qualche giorno fa la donna aveva spiegato: "Sono passati esattamente 200 giorni. Siamo disperati... La liberazione di Jafar è in totale conformità con le loro stesse leggi, ma sono al di sopra della legge, senza alcun rispetto per la legge". Da qui lo sciopero del regista contro il trattamento "illegale e disumano" da parte della magistratura e delle forze di sicurezza della Repubblica islamica: "Oggi, come molte persone intrappolate in Iran, non ho altra scelta se non protestare contro questo comportamento illegale e inumano con quanto più caro è in mio possesso: la mia stessa vita. Rifiuterò di mangiare e di bere, e non accetterò alcuna cura fino alla mia liberazione. Forse almeno il mio corpo senza vita uscirà libero dalla prigione".
L'arresto Nel carcere di Evin, nel nord di Teheran, Panahi sta completando la pena per cui era stato condannato nel 2010 per la sua vicinanza all’Onda verde: all'epoca aveva scontato circa tre mesi di prigione, prima di essere liberato su cauzione e costretto in un regime di libertà condizionata che poteva essere revocato in qualsiasi momento. A luglio 2022 era stato arrestato dopo essersi recato a Evin per chiedere informazioni sull’arresto di due altri registi, Mohammad Rasoulof e Mostafa Al-Ahmad.
L'ultimo film "Gli orsi non esistono" Il vento di protesta in Iran per la morte di Mahsa Amini, la giovane arrestata dalla polizia religiosa per aver indossato l'hijab "in modo inappropriato", c'era già tutto, anche se in maniera diversa, nell'ultimo film di Jafar Panahi "Gli orsi non esistono", uscito al cinema a ottobre dopo aver conquistato il premio speciale della giuria alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2022. Nella pellicola, abbandonate allusioni e ironie dei suoi precedenti lavori, Panahi va giù duro contro l'Iran, raccontando da una parte la voglia di fuga di chi ci vive e, dall'altra, quella di restare e combattere proprio come chi protesta nelle piazze di Teheran e fa lui nel film: in una scena chiave il protagonista non attraversa il confine che lo renderebbe libero, anzi fa un passo indietro.
Il palmares Il regista ha vinto il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2000 con "Il cerchio". Nel 2015 ha ricevuto l'Orso d'Oro a Berlino per "Taxi Teheran" e nel 2018 ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura a Cannes con "Tre volti". Nel 1997 ha ricevuto il Pardo d'oro al Festival di Locarno per "Lo specchio".
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