Giorgia Soleri chiude i profili Instagram e Twitter: "Basta con chi nega e sminuisce il mio dolore...!", ha scritto l'influencer, scrittrice e modella in una sua ultima storia su Instagram. Lo sfogo e la successiva cancellazione dai social, dopo l'ennesima aspra critica nei suoi confronti e della sua malattia. Affetta da vulvodinia e endometriosi la compagna di Damiano David dei Maneskin si è fatta da tempo portavoce di una campagna di sensibilizzazione verso queste problematiche femminili, spesso ignorate e minimizzate. Ma in tanti hanno dimostrato di non crederle, accusandola di voler solo ottenere visibilità.
“Io una malattia cronica, non la augurerei nemmeno al mio peggior nemico, ma ammetto che vorrei farvi provare 10 minuti del mio dolore”, ha sbottato la Soleri, stanca di ricevere critiche e commenti negativi.
Poco prima di chiudere i suoi profili l'influencer aveva dovuto fare i conti nuovamente con le "cattiverie" di chi metteva in dubbio la sua "endobelly", ovvero il gonfiore addominale a causa dell'endometriosi, sostenendo addirittura che su trattasse della pancia di chi aveva esagerato nel mangiare.
"E in più sono le 5 del mattino e io sono sveglia da ore perché non sto bene. Ieri avevo dei programmi a cui ho dovuto rinunciare e ora devo pure sorbirmi questa gente che dopo due minuti si sente in diritto di negare il mio dolore".
Così ha detto basta ad hater e detrattori e ha chiuso i suoi profili social.
Proprio attraverso Instagram e Twitter infatti Giorgia ha da sempre portato avanti la sua battaglia per i diritti delle donne e per il riconoscimento di quelle malattie croniche, di cui oltre a lei in molte soffrono, spesso in silenzio, perché da sempre sottovalutate. Dopo aver presentato una proposta di legge per il riconoscimento della vulvodinia e della neuropatia del pudendo, in una lunga intervista l'influencer aveva raccontato la sua odissea legata alla malattia, alla depressione e ad un aborto.
"Per chi soffre di vulvodinia, endometriosi, fibromialgia, cistite interstiziale dare un nome alla malattia è una liberazione perché passi anni a dire di avere certi dolori, senza sapere cosa siano. Il 99 per cento delle persone, tra amici familiari e personale medico, crede che tu non abbia nulla. Vieni delegittimata nel tuo dolore. È quasi una vergogna provarlo (...) Pochissimi ambulatori sono in grado di fare una diagnosi e prendere in cura i pazienti. Occorre un approccio multidisciplinare, ti trovi sola, spaesata, senza capire a chi rivolgerti e dove, con una notevole spesa economica...".
Alcuni suoi detrattori le rimproverano di tuttavia ancora di "esagerare" chiedendole: "Sei depressa per cosi poco?".
Una storia che si ripete, nuovamente come quando tutti la giudicavano quasi una “malata immaginaria”.
Pochi giorni fa poi si era nuovamente sfogata sui social raccontando di come il ritardo prolungato di un volo e la lunga attesa in aeroporto si erano trasformate per lei in una grossa sofferenza.
"Ho male ovunque, vorrei solo dormire per i prossimi due giorni", ha scritto: "Mi dispiace non essere un esempio di virtù, accettazione della malattia e tutela del corpo, sono solo una persona malata che (a volte) non ce la fa più. (...) Sì, c'è chi sta peggio, chi oltre alla malattia ha un lavoro full time e una famiglia, chi non può curarsi, io sto provando a fare la mia parte per cambiare questa situazione e ottenere tutele ma questo purtroppo non cancella il mio dolore e non lo silenzia. Brave le persone che riescono a fare di più di me con più dolore e più impegni. Io non riesco e a volte avrei solo bisogno di urlare basta".