Il caro energia e i cambiamenti climatici stanno mettendo in difficoltà il turismo invernale e non solo. Gli sciatori sono alle prese con gli inevitabili rincari, ma anche e soprattutto le varie aziende della filiera, come gli impianti di risalita.
Maggiori costi dell’energia elettrica, se pensiamo ai cannoni spara-neve, e tutte le difficoltà legate alle temperature sempre più alte. Temperature che spesso sono minori a valle rispetto alle piste. Sostenibilità, politica ambientale e costante miglioramento del proprio impatto: diventano elementi fondamentali nell’attività dei comprensori sciistici, la maggior parte dei quali ha infatti indirizzato ormai da tempo il proprio impegno verso la formazione e un codice etico rigoroso.
L’innevamento tecnico programmato ha ormai raggiunto livelli tecnologici notevoli. Macchine comandabili a distanza, che consentono di inserire le temperature di massima e minima e la quantità di acqua in base alla consistenza della neve che si vuole ottenere. Il tutto permette di ridurre i costi e i tempi di innevamento, con l’acqua che quando non proviene dai bacini idrici viene pompata dal fondo valle in alta montagna per alimentare i cannoni, e in primavera chiuderà il ciclo naturale.
Come ha specificato Florian Eisath, AD Carezza Dolomites: “La neve che abbiamo prodotto è nient’altro che acqua e aria. Una volta che l’abbiamo utilizzata, si scioglierà in primavera e rientrerà nel circolo naturale”.
Software e meccanica nettamente migliorati, anche nei mezzi come i gatti delle nevi, oggi molto meno inquinanti, più sostenibili e in grado di misurare la quantità di neve sotto i cingoli per ottimizzare anche in questo caso tempi e costi del battere le piste. Un comparto, quello del turismo invernale, che vale 9 miliardi e mezzo e che grazie a tutti questi accorgimenti riesce a limitare al massimo i rincari.