Come presidente del Ppe lei chiede un cambio di passo all’Europa sull’immigrazione...
“Abbiamo perso troppi anni nel dibattito sull’immigrazione e ora siamo prossimi a una nuova enorme crisi perché i numeri degli arrivi stanno aumentando e i centri di accoglienza, in molti paesi, come Italia, Austria, Germania, Belgio sono ormai pieni. Mi aspetto che al prossimo consiglio europeo non si parli e basta ma si decida. Nella sua proposta c’è anche un approccio diverso sulle Ong".
Di cosa si tratta?
"L'attività delle Ong o della società civile è per definizione benvenuta ma non si può pretendere di privatizzare il soccorso dei migranti. Sono gli stati che devono controllare il Mediterraneo ed è per questo che ritengo ci sia bisogno di un codice di condotta, abbiamo bisogno di regole per l'attività perché spetta agli Stati decidere cosa succede nel Mediterraneo".
La stretta sulle Ong è anche una posizione molto simile a quella del governo italiano. C’è continuità tra il Ppe e l’attività del nostro esecutivo?
"Iniziamo col dire che il Ppe fa parte del vostro governo. Con Antonio Tajani come ministro degli Esteri abbiamo una forte presenza del Ppe nell'esecutivo italiano. Quindi, certo sì ma siamo d’accordo anche su un altro aspetto: anche gli altri paesi europei che aiutano finanziariamente le Ong, come ad esempio il governo tedesco, devono prendersi le loro responsabilità. Se soccorri i rifugiati devi anche prenderne una parte, fa parte della logica, dobbiamo condividere lo sforzo, non possiamo lasciare i paesi del Sud Europa soli".