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 Pil, Istat: crescita del 2022 al 3,9%, oltre le stime del governo

Nell'anno passato ci sono state tre giornate lavorative in meno del 2021: si tratta di un dato superiore alle stime del governo

ansa

Nel 2022 il Pil italiano, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato del 3,9% rispetto al 2021. Lo rende noto l'Istat in base alle stime preliminari, specificando che nel 2022 ci sono state tre giornate lavorative in meno del 2021. Si tratta di un dato superiore alle stime del governo contenute nella Nadef, che indicavano per lo scorso anno una crescita del 3,7%.

Tre giornate lavorative in meno - Il quarto trimestre del 2022, secondo l'Istat, "ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e due giornate lavorative in meno rispetto al quarto trimestre del 2021. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell'agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell'industria, mentre i servizi registrano una crescita dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e uno positivo della componente estera netta", aggiunge l'Istituto di statistica.

Lieve flessione congiunturale - Nel quarto trimestre del 2022 si stima che il Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e cresciuto dell'1,7% in termini tendenziali. L'economia italiana - osserva ancora l'Istat - "registra, dopo sette trimestri consecutivi di crescita, una lieve flessione congiunturale, mentre dal lato tendenziale continua, a ritmi meno sostenuti rispetto ai trimestri precedenti, il suo sviluppo".

La stima preliminare - L'Istat poi mette in evidenza che "i risultati dei conti nazionali annuali per il 2022 saranno diffusi il prossimo primo marzo, mentre quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il tre marzo. La stima preliminare - si spiega - che "ha, come sempre, natura provvisoria, riflette dal lato dell'offerta una contrazione dei settori dell'agricoltura e dell'industria, e una lieve crescita nel comparto dei servizi".

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