Zelensky a Sanremo, si allarga il fronte politico del "no": da Salvini a Conte e Calenda
Cresce la polemica sull'annunciato intervento del presidente ucraino durante la serata finale del Festival con un video registrato
L'annunciato intervento di Zelensky nella serata finale di Sanremo 2023 ha scatenato diverse polemiche (anche) nell'ambiente politico, dando vita a un "fronte del no" che si è andato via via allargando. Dalla Lega di Matteo Salvini al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte e a Carlo Calenda, sono molteplici gli schieramenti e le personalità che non vedono di buon occhio il fatto che il Festival manderà in onda un video registrato del leader ucraino della durata di un paio di minuti.
Al centro delle polemiche c'è l'opportunità, da parte del presidente di un Paese invaso e coinvolto in una guerra, di intervenire in una kermesse così "leggera". Dall'altra parte c'è però anche chi si è schierato a favore di questa scelta, sottolineando che Zelensky potrebbe avere un'occasione in più per condividere le sofferenze del popolo ucraino con un pubblico estesissimo.
Zelensky al Congresso Usa per chiedere nuovi aiuti militari
Conte: "Zelensky al Festival non è necessario" "Sono stato molto contento quando il presidente Fico ha assunto l'iniziativa di invitare Zelensky di confrontarsi con il Parlamento italiano per esprimere le sue ragioni e del suo popolo agli italiani. Invece, non credo francamente che sia così necessario che il presidente ucraino sia in un contesto leggero come quello di Sanremo", ha affermato Giuseppe Conte.
Calenda: "Zelensky a Sanremo è fuori contesto" Anche il leader di Azione, Carlo Calenda, si è espresso contro la partecipazione virtuale del leader ucraino. "A me parrebbe molto strano vedere Zelensky tra una canzone a un'altra, tra uno sketch e un altro. Ci sono contesti giusti per comunicare questi messaggi, quello secondo me non lo è. In qualche modo svaluta quello che sta succedendo in Ucraina. Stride con quello che ho visto in Ucraina che tra una canzone e uno sketch si possa parlare di bombardamenti. Mi sembra un po' fuori contesto. Quello su cui non cambiamo idea è che bisogna aiutare l'Ucraina a difendersi, è fondamentale perché stanno combattendo anche per noi".
Salvini: "Spero che Sanremo resti il Festival della canzone italiana" "Speriamo che Sanremo rimanga il Festival della canzone italiana e non altro", aveva invece affermato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. ''Avranno fatto le loro valutazioni, quello che spero è che la guerra finisca il prima possibile e che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica".
Da Cardini a Freccero, la posizione degli intellettuali Nei giorni scorsi un gruppo nutrito di intellettuali si è mobilitato e, in attesa di scendere in piazza proprio a Sanremo sabato 11, ha firmato un manifesto di protesta. ''Abbiamo appreso con incredulità che interverrà Zelensky, capo di Stato di uno dei due paesi che oggi combattono la sanguinosa guerra del Donbass. Una guerra terribile'', scrivono nel documento firmato da Franco Cardini a Carlo Freccero, da Joseph Halevi a Moni Ovadia, da Paolo Cappellini ad Alessandro Di Battista. Una guerra, scrivono ancora ''fomentata da irresponsabili invii di armi e da interessi economici e geostrategici inconfessabili'', ''che ha ragioni complesse, tra cui il fatto che la Nato sia andata ad "abbaiare ai confini della Russia" (utilizzando le parole di Papa Francesco)'' e che a loro avviso ''come italiani abbiamo il dovere costituzionale di "ripudiare"''. E aggiungono: ''L'Italia non solo invia armi (e aumenta il budget militare in una fase economica difficilissima per la maggioranza degli italiani), ma lascia che la Nato e gli Usa utilizzino a loro piacimento il suo territorio, in assenza di qualsiasi forma di controllo governativo, parlamentare e popolare. A causa di questa posizione acritica e supina, l'Italia ha rinunciato a svolgere l'importante ruolo di mediazione geopolitica che corrisponde alla sua vocazione storica, abdicando al contempo al proprio interesse nazionale e al proprio ruolo di fondatrice del processo di unificazione europea, come struttura per assicurare la pace fra le nazioni''.
Nardella a favore Posizione diversa quella del sindaco di Firenze Dario Nardella. "Non credo che l'invito" di Zelensky a Sanremo "sia legato al fatto che Sanremo ora pare sostenere l'invio dei Leopard 2 dalla Germania, invece invitarlo è un gesto, almeno io lo leggo così, di attenzione e di solidarietà al popolo ucraino", ha detto l'esponente del Pd. Secondo il primo cittadino fiorentino, "dire che Sanremo deve essere avulso, separato da quello che succede nel mondo e in Italia vuol dire non conoscere Sanremo: vi si è sempre parlato di questioni politiche, dalla mafia alla violenza sulle donne, alle morti bianche. Questo è il primo Sanremo che cade nel periodo della guerra in Ucraina, che è entrata nelle nostre case, se ne parla a tavola in famiglia, se ne parla con i colleghi di lavoro, è inevitabile che entri anche dentro Sanremo".
SU TGCOM24