Al Piccolo Teatro Strehler approda in prima italiana, dal 26 al 28 gennaio, “Fraternité, conte fantastique”, dopo il successo al festival di Avignone del 2021. Durante un’eclissi scompare la metà della popolazione della Terra. Chi rimane può solo attendere, tormentarsi nel senso di vuoto e curare la ferita grazie alla fratellanza con i suoi simili. Un racconto distopico realizzato dalla regista francese Caroline Guiela Nguyen pensando al dolore dei parenti di chi è morto in mare cercando di passare il Mediterraneo.
L'ISPIRAZIONE -
"Tutto è cominciato quando ho letto il libro del medico legale Cristina Cattaneo 'Naufraghi senza volto', dedicato a tutti i migranti scomparsi in mare. Ho deciso di frequentare a lungo l’ufficio delle persone scomparse a Roma e raccogliere le testimonianze di quanti attendono di conoscere il destino dei loro cari, ritrovarli o anche solo recuperarne il corpo", ha raccontato Caroline Guiela Nguyen, artista associata del Piccolo e futura direttrice del Théâtre National de Strasbourg, tra le nuove, più incisive voci del teatro europeo contemporaneo.
"Non si possono lasciare i genitori in attesa di figli annegati senza volto. Ho saputo che in Italia esiste un ufficio dei dispersi cofondato dalla Croce Rossa Internazionale e dal governo e anche in Francia ho scoperto che esiste un ufficio per il 'recupero dei legami famigliari' dove si possono rivolgere le persone che per via dell'esilio, della guerra hanno perso di vista persone a cui sono legate", racconta la Nguyen che ha seguito il lavoro delle donne che mandano avanti l'ufficio, assistendo ai colloqui e accompagnando nel percorso le persone che cercavano i propri cari. "All'inizio volevo fare un teatro moto realistico ma ho abbandonato l'idea perché la violenza della situazione non mi permetteva di scrivere" ha aggiunto.
LA FANTASCIENZA PER RACCONTARE IL PRESENTE -
Così "Fraternité" è diventato un racconto di fantascienza. Tutto prende il via con un eclissi che fa scomparire metà della popolazione terrestre. I sopravvissuti, che parlano lingue diverse e appartengono a culture differenti, vengono accolti e assistiti nei “Centri di cura e consolazione”, luoghi della memoria, allestiti nelle scuole e dotati di raffinate tecnologie. Qui vengono sorvegliati i sussulti della Terra, si tenta di prevedere le prossime eclissi, si controlla il battito cardiaco degli assistiti, li si aiuta a registrare messaggi da lanciare nello spazio, nel disperato tentativo di rintracciare gli scomparsi.
LO SPETTACOLO -
Sono tredici gli attori in scena, professionisti e non, di diverse provenienze, lo spettacolo è in francese, inglese, arabo, vietnamita, tamil. "Fraternité" è il secondo capitolo di una trilogia sulla cura iniziata con il cortometraggio "Les Engloutis" (Gli inghiottiti) e terminato con "L'Enfance, la Nuit", spettacolo realistico sulle adozioni internazionale per la Schaubühne di Berlino.
LA FRATERNITA' PER LA REGISTA -
"Amo tutto della parola 'fraternità'. Mi piace che sia un processo, un progetto che pone la questione dell’alterità, ma anche dell’immediatezza: riconoscere l’altro come fratello, senza esitazione, in quanto componente di uno stesso consorzio umano. Spesso tendiamo a confonderla con 'solidarietà', che è certamente molto bella e molto forte, ma si esaurisce nell’hic et nunc, nel presente. Invece, è possibile nutrire uno slancio fraterno nel futuro e non averlo affatto provato nel passato: amo quella tensione, quell’atto che rimane eternamente sospeso».