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Cospito, udienza sul 41bis fra 3 mesi: troppo tempo "sarà morto"

Le parole allarmanti del medico che monitora le sue condizioni di salute nel carcere di Sassari. L'anarchico è in sciopero della fame da 100 giorni contro il regime del carcere duro a cui è sottoposto da maggio 2022

Ansa

C'è profonda preoccupazione per Alfredo Cospito: arriverà infatti tra tre mesi, il 20 aprile, la decisione della Cassazione sul ricorso avanzato dal difensore dell'anarchico in sciopero della fame da 100 giorni contro il 41 bis disposto nei suoi confronti per quattro anni, dopo il "no" arrivato dal Tribunale di Sorveglianza a cui l'avvocato aveva presentato un reclamo. Una data che rischia perà di essere inutile: "Il 20 aprile Alfredo sarà morto, un'attesa così lunga non è compatibile con le sue condizioni", ha affermato senza mezzi termini Angelica Milia, la dottoressa di fiducia che monitora le sue condizioni di salute nel carcere di Sassari dove è detenuto. Anche intellettuali e giuristi erano intervenuti nel merito.

Il difensore di Cospito presenta un'istanza per l'anticipazione dell'udienza  Per questo il difensore ha immediatamente presentato una istanza ai giudici della Cassazione per chiedere una anticipazione dell'udienza, in modo da "ottenere la trattazione del ricorso in tempi compatibili con le condizioni di salute" dell'uomo. Che, secondo la dottoressa, sono critiche.

La dottoressa: "Condizioni critiche"  "La situazione è al limite, non mangia da 100 giorni e ha perso più di 40 chili - ha spiegato la Milia - La letteratura medica dice che quando si perde la metà del proprio peso si verificano danni irreversibili. Non può aspettare tanto, potrebbe avere un crollo da un momento all'altro e a quel punto dovrà essere ricoverato e alimentato forzatamente. Solo che lui ha già scritto che rifiuta l'alimentazione forzata. E allora cosa succederà?".

La richiesta di revoca del carcere duro  I giudici della Suprema corte nella camera di consiglio di aprile dovranno esprimersi sull'atto depositato il 27 dicembre dal difensore Flavio Rossi Albertini in cui si afferma che "corrisponde a violazione di legge il fatto che il Tribunale di Sorveglianza" abbia "equiparato l'attività comunicativa di Cospito (che viene dallo stesso inviata quale contributo personale alle assemblee o ai giornali anarchici, e che viene poi a sua volta altrettanto pubblicamente divulgata da questi ultimi attraverso il web, nei notori siti d'area ovvero di controinformazione) ai cosiddetti 'pizzini', ovvero ai messaggi criptici che vengono veicolati dal detenuto all'esterno, spesso attraverso i parenti, sfruttando a tal fine le occasioni di contatto infra-murario ed esterno tipicamente connesse ad un ordinario regime di detenzione".

L'appello al ministro Nordio  Nei giorni scorsi il difensore ha presentato una istanza al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per chiedere la revoca del carcere duro fondata sulle motivazioni di una sentenza depositata successivamente alla decisione del tribunale di Sorveglianza. Sulla vicenda l'Alleanza Verdi e Sinistra è tornata a chiedere al Guardasigilli una informativa urgente in aula e di chiarire lo scontro tra il carcere di Sassari e Radio Onda d'Urto.

Lo scontro tra il carcere di Sassari e Radio Onda d'Urto  La direzione dell'istituto penitenziario ha infatti diffidato proprio la dottoressa Milia a non parlare più con la radio, che si definisce "storicamente legata ai movimenti sociali", "al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all'ex art. 41 bis". Non solo: "Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso - si legge nella lettera - potranno indurre a valutare la revoca dell'autorizzazione all'accesso in istituto". Radio Onda d'Urto ha subito replicato parlando di "un provvedimento gravissimo, un attacco che non riguarda solo la nostra emittente ma più in generale la libertà di informazione e che denota un accanimento repressivo-carcerario contro il detenuto".

La solidarietà del centro sociale Askatasuna  E la situazione di Cospito è arrivata anche nell'aula del tribunale di Torino in cui è in corso il maxiprocesso sulle attività del centro sociale Askatasuna, storica realtà antagonista torinese. Gli imputati hanno infatti letto una dichiarazione congiunta di "solidarietà" all'anarchico e di sostegno "alle battaglie di civiltà contro l'ergastolo ostativo e il 41 bis".

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