Premetto che la firma di Matteo Messina Denaro presa in esame, apposta su un documento trovato in casa dal Ros, è di qualche anno fa, quando era ancora latitante. Ha anteposto il cognome al nome, segnalando così il forte legame con la famiglia d’origine ed in particolare con il padre, anche lui un boss mafioso. In alcune lettere ha calcato sul foglio, in altre meno, segno di un’energia non ben gestita.
Matteo Messina Denaro veicola questa energia in atteggiamenti aggressivi e violenti. In qualche maniera questi comportamenti lo gratificano anche se non è mai del tutto soddisfatto. E’ sempre alla ricerca di nuovi stimoli in grado di alimentare il suo egocentrismo e un narcisismo quasi infantile. Alcune lettere salgono verso la parte alta del foglio, altre scendono. C’è in lui un dualismo tra l’esaltazione di se stesso (pensava di essere onnipotente ed invincibile) e il timore di essere prima o poi arrestato per tutti i crimini commessi (come poi è avvenuto).
Le due lettere T del nome, tagliate a forma di laccio, evidenziano che non vuole far trasparire le sue debolezze e fragilità, ma solo un’immagine spavalda ed arrogante, quella di un boss pronto a tutto pur di farsi ubbidire ed onorare. La lettera M di Messina, molto angolosa, è la conferma dell’aggressività che lo caratterizza, pronta ad esplodere da un momento all’altro contro chi lo ostacola. Matteo Messina Denaro non ha mai ammesso i suoi delitti e probabilmente mai li ammetterà convinto di aver agito in maniera coerente con i codici di comportamento della mafia. Anche quando ha fatto uccidere persone innocenti, come il piccolo Giuseppe Di Matteo, senza nessuna pietà e senza provare poi alcun rimorso.
Candida Livatino – perito grafologa
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