A Modena, un'eredità da quattro milioni di euro destinata alla parrocchia è sparita dalle casse della Chiesa. Sotto accusa Stefano De Pascalis, priore dei benedettini dell’Abbazia di San Pietro. L'ex parroco, assieme a un collaboratore e tre professionisti, dovrà andare a processo per rispondere delle accuse di riciclaggio e appropriazione indebita.
Le indagini - Un'inchiesta della procura di Modena vuole vederci chiaro sulla gestione di una donazione dal valore di quattro milioni di euro lasciata in eredità da una donna all'abbazia dei padri benedettini di San Pietro, al centro della città emiliana. Nella donazione terreni che il Comune aveva poi espropriato facendo confluire il loro valore, appunto di quattro milioni, nelle casse della chiesa, secondo quanto stabilivano le ultime volontà della donna.
Le accuse - I cinque indagati a vario titolo per ipotesi di reato che parlano di appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio, sono il priore dell'abbazia, ed attualmente ex parroco, e quattro professionisti tra cui un consulente finanziario titolare di una società che ha sede a Londra. Sotto la lente della magistratura modenese sono i movimenti di denaro legati alla donazione che sarebbero avvenuti senza informare la Curia o l'ordine monastico e senza, ritiene l'accusa, tenere conto delle indicazioni della donna che aveva fatto l'ingente donazione a favore della parrocchia, ovvero affinché venisse utilizzata per aiutare i poveri.
I movimenti di denaro - I tre professionisti, in cambio di generose ricompense, avrebbero aiutato l’alto prelato in una serie di operazioni illecite per appropriarsi del denaro. Nell'inchiesta si fa riferimento al trasferimento della somma a un conto in banca intestato però all'abbazia e a un trust, un fondo fiduciario con scopi generici riconducibile anche all'alto prelato. L'intero patrimonio è stato posto sotto sequestro dalla Guardia di finanza. L'udienza preliminare si terrà in tribunale a Modena il 12 aprile.