IL MINISTRO DELL'INTERNO

Intercettazioni, Piantedosi: "Sono importanti, il governo non intende cambiare"

L'intervento del ministro dell'Interno dopo il discorso alla Camera del Guardasigilli, che ha attaccato i pm antimafia invitando il Parlamento a non essere supino

© Ansa

Le intercettazioni, per il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, "sono importanti, sicuramente per i reati di terrorismo e di mafia e per tutto ciò che può portare a indagini su reati importanti". Il ministro dell'Interno ha quindi sottolineato: "Non credo che Nordio abbia mai messo in discussione questo principio, al di là poi di affermazioni che si prendono in contesti diversi. Porto la testimonianza presa in Consiglio dei ministri: il governo non intende toccare il sistema delle intercettazioni o rivederlo depotenziando gli strumenti di indagine, men che meno su mafia e terrorismo".

L'intervento del ministro dell'Interno arriva dopo il discorso del ministro Nordio alla Camera sullo stato della giustizia, un intervento accolto da lunghi applausi dalla maggioranza e dal Terzo Polo e qualche brusio e contestazione da parte del resto dell'opposizione, a partire dal leader M5s Giuseppe Conte che accusa il Guardasigilli di depotenziare gli strumenti contro la mafia e la corruzione e di proporre una giustizia che distorce i principi costituzionali.

I malumori sono scoppiati soprattutto quando Nordio è tornato sul tema delle intercettazioni attaccando i pm antimafia e invitando il Parlamento a non farsi dettare la linea da loro, richiamando alla memoria gli "errori giudiziari" di cui sono stati vittima due comandanti dei Ros, i generali Mori e Ganzer. "Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire", ha premesso, assicurando che non saranno toccate dalla riforma le intercettazioni di mafia e terrorismo ma anche quelle dei reati satelliti.

Poi è tornato su quello che considera il cuore del problema: gli "abusi e gli errori delle intercettazioni" su cui bisogna intervenire "radicalmente". Altrimenti "cadremo veramente in una sorta di democrazia dimezzata", perché "la segretezza delle informazioni è l'altra faccia della nostra libertà". L'indice è puntato sulle intercettazioni giudiziarie, che per i vari passaggi previsti dalla legge "finiscono per essere a conoscenza di decine di persone. L'abuso è in questo mare magnum", che fa finire sui giornali "notizie che diffamano e vulnerano l'onore di privati cittadini".

Il ministro ha ricordato che "l'articolo 15 della nostra Costituzione dice chiaro e tondo che la segretezza delle comunicazioni è inviolabile e può essere eccezionalmente limitata". Una regola però ribaltata dalla prassi di "lasciare pubblicare tutto", anche attraverso i brogliacci della polizia giudiziaria, "molto spesso inaffidabili" anche se "non per cattiveria e malafede di chi li trascrive". Poi l'affondo ai pm, con l'invito al Parlamento a reagire: Nordio ha affermato di non stupirsi delle posizioni "ferocemente negative" espresse dai procuratori, "perché ognuno di noi vede la realtà attraverso la lente dei propri pregiudizi". L'Italia pero', avverte, "non è fatta di pubblici ministeri e questo Parlamento non deve essere supino e acquiescente a quelle che sono le associazioni dei pm".

Nordio ne ha anche per l'ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, ora deputato con M5s, che giudica "gravissima" la stretta sulle intercettazioni perché finirà con il ripercuotersi negativamente sul contrasto ai clan. Nordio risponde a lui, ma anche al procuratore di Palermo che ha parlato di "borghesia mafiosa", dicendo: "Sentendo voi sembra che la mafia sia annidata nello Stato in tutte le sue articolazioni. Ma allora dov'era l'Antimafia, se siamo arrivati a questo risultato?".

Il clima si è fatto nuovamente teso quando il ministro ha ricordato l'omaggio reso ai Ros per la cattura del boss Matteo Messina Denaro, ma anche i casi del generale Mori, "padre" di quel reparto, la cui carriera è stata "rovinata" da un processo durato 17 anni e da cui è stato assolto con formula piena, e la vicenda di Ganzer, pure lui prosciolto dopo una condanna a 17 anni. Stavolta la sfida è diretta all'ex Pg di Palermo Roberto Scarpinato: "Qualcuno ieri ha detto che Nordio è un po' dottor Jekyll e mister Hyde, ma io vorrei che quando si devono tributare questi ossequi a questo benemerito organismo ci si ricordasse di tutte le vittime". Mentre al Pd che con i 5s lo accusa di stendere il tappeto rosso ai colletti bianchi che delinquono, Nordio replica parlando della "processione" in via Arenula dei loro sindaci per "implorarlo" di cancellare il reato di abuso d'ufficio. 

Ti potrebbe interessare