Il dossier riforme arriva sul tavolo del governo. Al termine di un vertice ristretto tra il premier Giorgia Meloni, i suoi vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Calderoli, Casellati, Fitto e Lollobrigida, Palazzo Chigi assicura che sull'autonomia differenziata l'intento è di arrivare all'approvazione del ddl in una delle prossime sedute del Consiglio dei ministri. Avanti anche sul fronte presidenzialismo, per il quale è stato definito un cronoprogramma: l'obiettivo è portare a termine la riforma "nel più breve tempo possibile".
Un "vertice" per fare il punto della situazione e cercare di 'sminare' un terreno su cui, all'interno della maggioranza, ci sono sensibilità diverse. Il messaggio implicito emerso è quello di uno stop a strappi e fughe in avanti, per evitare veti incrociati e fuoco amico. Così, nel giorno in cui il ministro per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati, chiude le consultazioni con la maggioranza sulla riforma che potrebbe introdurre l'elezione diretta del capo dello Stato (o del premier), il governo fa il punto sulle riforme. Tutte e non solo l'autonomia, vecchio sogno della Lega.
Vertice in un clima di "grande sintonia" -
L'incontro a Palazzo Chigi dura circa un'ora e mezza, in un clima - registra una nota - di "grande sintonia, in linea con gli impegni assunti con gli italiani e definiti nel programma di coalizione". Anche dalla Lega, nel pomeriggio, l'aspettativa è per un confronto "interlocutorio", nessuna critica. In realtà nella maggioranza corre voce che il vertice era previsto da tempo, ma centrato sull'autonomia. Poi probabilmente, complice il recente pressing del partito di via Bellerio sulla sua riforma-bandiera rispetto al presidenzialismo, si è deciso di allargare la discussione e gli ospiti al tavolo. A un mese dalle regionali in Lombardia, il sospetto degli alleati è che i leghisti, temendo un flop in casa a vantaggio di FdI, cerchino di usare la riforma come promessa elettorale.
Il vertice diventa, dunque, l'occasione per ribadire che il presidenzialismo è nel programma del centrodestra tanto quanto l'autonomia, che entrambe le riforme vanno avanti (ovviamente con tempi diversi, in base alla loro diversa natura legislativa) ma serve equilibrio. In altre parole, nessuna fretta. Il riferimento implicito è alla bozza di riforma avanzata da Calderoli a fine dicembre e in attesa di approvazione dal Consiglio dei ministri. Non è un mistero che la Lega sogni un'accelerazione - proprio perché non servono i quattro step delle leggi costituzionali, necessari per il presidenzialismo - e che FdI e Forza Italia frenino.
Il dossier autonomia -
Adesso l'impegno del governo è affrontare il dossier autonomia, anche se non indica espressamente quando. Alcuni partecipanti alla riunione ammettono che lo spirito sia di collaborazione e che c'è disponibilità dalla Lega. Perciò non escludono che si possa davvero arrivare a un ok sulla 'bozza' Calderoli prima delle elezioni del 12 febbraio, purché si raggiunga un'intesa di massima che soddisfi tutti. Del resto circola voce che gli uffici legislativi di Palazzo Chigi siano al lavoro per correggere il testo di Calderoli. Soprattutto per rimarcare il ruolo del Parlamento che, nelle intenzioni dei vertici dell'esecutivo, è imprescindibile per definire i Lep, i Livelli essenziali di prestazione, cruciali per evitare squilibri fra le regioni e quindi arrivare all'autonomia.
Le consultazioni sul presidenzialismo -
Nel frattempo prosegue la marcia per la svolta presidenzialista. Casellati ha chiuso il cerchio con le forze di maggioranza, incontrando il leader di Noi moderati, Maurizio Lupi. L'ex ministro rimarca l'imprescindibilità del dialogo con le opposizioni e lo strumento della Bicamerale e mette in guardia dal rischio 'fretta' sull'autonomia. Nelle prossime ore parte il confronto con le opposizioni, e si comincia con il Terzo polo di Carlo Calenda.
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