Messina Denaro nel carcere de L'Aquila con il 41 bis | L'oncologo del boss: "E' molto grave, il tumore avanza"
Il capomafia si sottoporrà alla chemioterapia nel penitenziario abruzzese, dove è stato trasferito da Palermo con un volo militare. Il ministro Nordio firma per il carcere duro
Matteo Messina Denaro, dopo l'arresto a Palermo da parte dei carabinieri del Ros, è stato trasferito a Pescara con un volo militare. Il super boss è stato poi trasportato e rinchiuso nel carcere de L'Aquila. L'istituto penitenziario, infatti, accoglie detenuti in regime di 41 bis, il cosiddetto carcere duro, richiesto dalla Procura, e per cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha già firmato. Inoltre, considerando la malattia di Messina Denaro, nell'ospedale del capoluogo c'è un buon centro oncologico. Sulla situazione di salute del superboss in effetti il responsabile dell'Oncologia medica della Maddalena ha detto: "Le sue condizioni sono gravi".
Palermo, Matteo Messina Denaro portato via dai carabinieri
Chemioterapia in carcere Nel carcere di massima sicurezza Le Costarelle Messina Denaro comincerà la somministrazione della chemioterapia per curare il cancro, contro il quale combatte da oltre un anno. Nel momento in cui alla Asl provinciale de L'Aquila hanno avuto la certezza del trasferimento del superboss, è scattato il complesso protocollo per le terapie, a cominciare dall’allestimento di una stanza ad hoc nell'istituto di pena per sottoporre il capomafia alla chemioterapia. Da quanto si apprende, Messina Denaro è stato sistemato in una delle celle singole del carcere e affidato alle cure dei medici della locale Asl. La cella in cui si trova è di circa dieci metri quadrati.
L'oncologo: "Gravi le sue condizioni di salute" Sulla salute di Messina Denaro è intervenuto Vittorio Gebbia, responsabile dell'Oncologia medica della clinica La Maddalena, che a Repubblica online ha detto: "Le sue condizioni sono gravi, la malattia ha avuto un'accelerazione negli ultimi mesi. Non lo definirei un paziente in buone condizioni di salute. Sono certo che continuerà a ricevere tutte le cure di cui ha bisogno. Lunedì i carabinieri mi hanno chiesto se posticipare di tre, quattro giorni il ciclo di chemioterapia che avrebbe dovuto fare qui avrebbe avuto conseguenze e io ho firmato l'autorizzazione perché un ritardo così contenuto non avrà alcun effetto sul suo stato di salute".
Gebbia ha visitato il boss, alias Andrea Bonafede, nel gennaio 2021 prima di una valutazione multidisciplinare chirurgica. Poi il mafioso ha iniziato la chemio e il 4 maggio 2021 è stato operato per le metastasi al fegato da una equipe chirurgica. Gebbia aggiunge che la prognosi infausta è stata "accolta con grande dignità" dal paziente che aveva la "piena consapevolezza delle sue condizioni di salute" e "nessun atteggiamento che potesse destare sospetto".
Carcere duro, Nordio firma il decreto La richiesta dell'applicazione del regime di carcere duro per il boss è arrivata, poche ore dopo l'arresto, dalla Procura di Palermo. E il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha già firmato il decreto. Il provvedimento del pm era stato presentato dal procuratore Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido.
La nipote avvocato del boss Il boss ha nominato come sua legale la nipote Lorenza Guttadauro, che è nipote anche del capomafia palermitano Giuseppe Guttadauro. Nel carcere de L'Aquila ci sono 159 detenuti, tra cui 12 donne: tra loro c'è anche la terrorista Nadia Desdemona Lioce, condannata all'ergastolo per gli omicidi D'Antona e Biagi.
Come riporta il quotidiano abruzzese "Il Centro", l'aereo militare con a bordo il boss mafioso è atterrato a Pescara attorno alle 22 di lunedì. Scortato da numerose pattuglie dei carabinieri, è stato portato nella notte a L'Aquila. Intanto è stato trovato e perquisito il covo del boss: si trova a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani.
Nel super carcere de L'Aquila sono stati ospitati detenuti "eccellenti" condannati per reati di mafia, come Leoluca Bagarella - sta scontando l'ergastolo per strage -, Raffaele Cutolo della nuova camorra organizzata, Francesco Schiavone detto Sandokan (esponente dei Casalesi), esponenti del clan siciliano dei Madonia e, in ultimo, Felice Maniero della cosiddetta Mala del Brenta, detto "faccia d'angelo", a L'Aquila in regime di semilibertà. A L'Aquila ha fatto tappa in alcune occasioni anche Totò Riina.
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