FOTO24 VIDEO24 2

Mafia, Matteo Messina Denaro arrestato a Palermo | Fermato dai carabinieri del Ros in una clinica privata

Il capomafia di Castelvetrano, catturato dopo 30 anni di latitanza, è stato trasferito in una struttura di massima sicurezza. Il 19 gennaio il primo processo dopo l'arresto

Ansa

Matteo Messina Denaro, il super boss di mafia latitante da 30 anni, è stato arrestato senza opporre resistenza lunedì mattina dai carabinieri del Ros fuori dalla clinica privata "La Maddalena" di Palermo, dove si trovava sotto falso nome (Andrea Bonafede è il nome sul documento che aveva presentato nella struttura) per sottoporsi a cure. Messina Denaro era stato infatti operato un anno fa e doveva seguire una terapia. Dopo l'arresto il boss è stato prima portato in caserma, poi nell'aeroporto Boccadifalco per essere trasferito in una struttura carceraria di massima sicurezza. L'inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Trapani) è stata coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido. Insieme a lui è stato arrestato per favoreggiamento l'uomo che lo accompagnava in clinica: Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara.

Chi è Matteo Messina Denaro  Figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, era latitante dall'estate del 1993, quando in una lettera scritta alla fidanzata dell'epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l'inizio della sua vita da Primula Rossa. "Sentirai parlare di me - le scrisse, facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue - mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità".

Matteo Messina Denaro catturato dopo 30 anni di latitanza

1 di 15
L'immagine dell'arresto del boss, prelevato da una clinica privata di Palermo, è stata diffusa dai carabinieri
2 di 15
3 di 15
4 di 15
5 di 15
6 di 15
7 di 15
8 di 15
Un'immagine d'archivio dell'attentato di via D'Amelio del 1992, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Inflitte tredici condanne all'ergastolo
9 di 15
Un'immagine d'archivio che mostra la scena dell'attentato in via D'Amelio
10 di 15
L'attentato in via D'Amelio
11 di 15
Un'immagine del luogo in cui furono uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta
12 di 15
Il luogo della strage di Capaci, in cui morì il giudice Giovanni Falcone
13 di 15
Il luogo della strage di Capaci
14 di 15
Un'immagine d'archivio che mostra i vigili del fuoco invia dei Georgofili a Firenze il 27 maggio 1993, quando un attentato provocò la morte di cinque persone
15 di 15
Il vigile del fuoco Massimo Salsamo, a sinistra, uno degli scampati della strage di via Palestro a Milano nel 1993, raggiunge il luogo dell'esplosione
Cappellino, cappotto di montone e occhiali da vista scuri. E' così che si presentava Matteo Messina Denaro al momento dell'arresto. L'uomo, visibilmente ingrassato rispetto alle ultime foto conosciute su di lui, che risalgono a diversi anni fa, tenuto sotto braccio dai carabinieri, ha attraversato a piedi in manette, per alcune centinaia di metri, il viale della clinica dopo l'arresto, arrivando in strada, prima di essere portato via a bordo di un mezzo dei carabinieri del Ros

Le condanne  Il capomafia trapanese è stato condannato all'ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell'acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del '92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del '93 a Milano, Firenze e Roma. Messina Denaro era l'ultimo boss mafioso di "prima grandezza" ancora ricercato. Per il suo arresto, negli anni, sono stati impegnati centinaia di uomini delle forze dell'ordine. Oggi, 16 gennaio, la cattura, che ha messo fine alla sua fuga decennale. Una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni, e Bernando Provenzano, riuscito a evitare la galera per 38 anni.

Trasferito in una località segreta  Dopo il blitz nella clinica a Palermo, l'ormai ex superlatitante è stato portato nella caserma dei carabinieri di San Lorenzo, poi, in un carcere di massima sicurezza. Messina Denaro faceva periodicamente controlli in quella struttura, che durante il blitz del Ros è stata messa in sicurezza con diverse decine di uomini per tutelare tutti gli altri pazienti. 

Palermo, Matteo Messina Denaro portato via dai carabinieri

1 di 24
2 di 24
3 di 24
4 di 24
5 di 24
6 di 24
7 di 24
8 di 24
9 di 24
10 di 24
11 di 24
12 di 24
13 di 24
14 di 24
15 di 24
16 di 24
17 di 24
18 di 24
19 di 24
20 di 24
21 di 24
22 di 24
23 di 24
24 di 24


Durante il blitz struttura messa in sicurezza dai carabinieri del Ros  Che ci fosse qualcosa di anomalo in clinica i pazienti in fila per entrare l'hanno capito vendendo decine di carabinieri del Ros a volto coperto che presidiavano la struttura. Nessuno, per ore, è potuto entrare. Solo in mattinata si è scoperto che era in corso un blitz per la cattura del boss Matteo Messina Denaro. Appena saputa la notizia, i degenti hanno lodato a gran voce i carabinieri con un "bravi, bravi".

Le prime parole del boss ai carabinieri  "Sono Matteo Messina Denaro". Sono state queste le prima parole che il boss ha rivolto ai carabinieri, durante il blitz. 

Primo processo dopo l'arresto fissato il 19 gennaio  Messina Denaro potrebbe comparire per la prima volta in un'aula giudiziaria dopo il suo arresto nel processo che si celebra a Caltanissetta, in Corte d'Assise d'Appello, dove è imputato come mandante delle stragi di via D'Amelio e Capaci. La prossima udienza è fissata per il 19 gennaio alle 9:30 nell'aula bunker di Caltanissetta. Finora l'ex super boss è stato giudicato da latitante e tutto il processo si è svolto in sua assenza. Quella di giovedì sarebbe la prima udienza alla presenza dell'imputato. Sono previste le conclusioni della difesa dopo la requisitoria del procuratore generale Antonino Patti e delle parti civili. Finora l'ex superlatitante, condannato in primo grado all'ergastolo, è stato difeso d'ufficio dagli avvocati Salvatore Baglio e Giovanni Pace. I due legali lo hanno assistito basandosi sugli atti processuali o su quanto emerso nel corso del dibattimento. È possibile anche che l'udienza venga rinviata qualora non dovesse essere notificato l'avviso della celebrazione del procedimento.

Matteo Messina Denaro, il profilo del superboss di mafia

1 di 1

Meloni: "Vittoria dello Stato"  "Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia". Dopo l'arresto il premier Giorgia Meloni ha commentato la notizia congratulandosi con le forze dell'ordine. Nella mattinata il presidente del Consiglio è volata a Palermo, per incontrare di persona il procuratore distrettuale, i magistrati che hanno coordinato le indagini e i carabinieri del Ros che hanno eseguito l'arresto.

Espandi