Un robot avvocato? Presto sarà possibile, a febbraio la prima arringa
E' l'ultima frontiera dell'intelligenza artificiale che arriva dagli Usa: tra poche settimane l'androide farà il suo test in aula, con tanto di imputato da difendere. Tutto grazie a una start up
Un robot avvocato, capace di tutelarci in tribunale. E' l'ultima frontiera dell'intelligenza artificiale che arriva dagli Usa: per la prima volta a febbraio l'androide farà il suo test in aula, con tanto di arringa e imputato da difendere. Tutto grazie a Joshua Browder, un esperto di informatica laureato alla Stanford University, che ha fondato una start up chiamata DoNoPay, (non pagare) per aiutare le persone che vengono portate davanti al giudice per reati minori.
L'idea - "La mia innovazione – ha detto Browder a New Scientist – riguarda il linguaggio legale, cioè quello che gli avvocati fanno pagare migliaia di dollari l’ora. Ci sarà ancora bisogno di bravi avvocati per discutere magari davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma molti studi legali stanno solo chiedendo troppi soldi per copiare e incollare documenti. Penso che gli avvocati che fanno questo saranno sicuramente sostituiti dall’intelligenza artificiale". Browder ha spiegato che ha avuto l'intuizione quando ha cominciato ad accumulare multe per il parcheggio che non poteva permettersi di pagare. Con l’aiuto dell’intelligenza artificiale invece è diventato un esperto di scappatoie che gli hanno permesso di farla franca. Il suo obiettivo è rendere la professione legale gratuita per i consumatori, ma la strada è ancora lunga.
Il test - Il primo test del robot-avvocato si terrà fra qualche settimana in una località di cui non è stato rivelato il nome, così come l’imputato resta anonimo. Si sa solo che è accusato di eccesso di velocità, una violazione che negli Stati Uniti è punita nella maggior parte dei casi con una multa molto salata: in Oregon quasi 2000 dollari. Per convincere il primo imputato a essere difeso da un robot, DoNoPay ha dovuto impegnarsi a pagare le eventuali multe che il giudice irrogherà se l’avvocato elettronico non sarà abbastanza convincente.
Il software - Browder ha sviluppato un software che ascolterà dallo smartphone dell’imputato la formulazione dell’accusa, la valuterà sulla base delle leggi dello Stato, dei precedenti e delle sentenze emesse in passato per casi simili, e consiglierà per mezzo di un auricolare al suo “cliente” come difendersi. Un robot potrà memorizzare tutte le leggi e le sentenze e consultarle in una frazione di secondo, suggerendo la linea difensiva migliore anche in casi più complessi di questo.
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Lo scopo - L’obiettivo di Browder è quello di "combattere le corporazioni, sconfiggere la burocrazia e citare in giudizio chiunque con la semplice pressione di un pulsante" e di mettere l’intelligenza artificiale a disposizione di chiunque. Il robot chiederà al cliente qual è il problema legale da risolvere e troverà una scappatoia che potrà anche trasformare in una lettera legale da inviare all’istituzione giuste. L’avvocato elettronico ha ancora bisogno di qualche messa a punto, perché il suo stesso creatore ammette che spesso è un po’ prolisso e tende a replicare a qualunque affermazione della controparte. "Le controversie che ora possiamo gestire – ha detto Browder – sono aumentate in modo significativo in campi diversi. Senza bisogno di intervento umano si potranno cancellare abbonamenti o negoziare rinnovi, o chiedere maggiore trasparenza". .
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