REPORT ERION WEEE

Calo dei rifiuti elettronici smaltiti in Italia: nel 2022 perse 400.000 tonnellate

Il Consorzio Erion WEEE stima che in Italia manchino all’appello quasi 3 milioni di grandi elettrodomestici e 400 milioni di piccoli dai quali si potrebbero riciclare altre 380.000 tonnellate di materie prime. Preoccupano i comportamenti scorretti e il “mercato parallelo”

di Redazione E-Planet

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Gli italiani hanno una relazione complicata con i rifiuti elettronici, e su questo non c’è dubbio. Lo dimostrano ancora una volta i dati del 2022 del Consorzio Erion WEEE sulla gestione dei Rifiuti elettrici ed elettronici. Nel corso dell’anno appena passato sono state gestite nel nostro Paese oltre 246.000 tonnellate di RAEE, pari al peso di più di 680 Airbus A380. Numeri però in diminuzione di circa il 7% rispetto ai risultati del 2021 (266.614 tonnellate).

Non è una buona notizia perché a determinare il calo sono molto spesso i comportamenti scorretti dei cittadini, che non si dimostrano particolarmente virtuosi quando si tratta di dismettere RAEE di dimensioni ridotte: 1 su 6 lo fa in modo inappropriato, gettandoli nel sacco dell’indifferenziata, nel cassonetto stradale o nel bidone della plastica (ai primi posti per gestione scorretta: asciugacapelli, 22%; tostapane e frullatore, 20% e caricabatterie per cellulari, 18%).

Sono proprio i piccoli elettrodomestici a subire il calo più significativo secondo il report (-14%) con 20.107 tonnellate (23.357 nel 2021). Numeri ai quali sono da sommare tutti i piccoli RAEE che gli italiani tengono in casa anche se rotti o non funzionanti.

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Un calo però è stato registrato anche per la categoria opposta, i rifiuti elettronici “più pesanti”. Quelli che al loro interno contengono elevate quantità di materie prime recuperabili: -9% per i grandi elettrodomestici, che passano dalle oltre 114.700 tonnellate del 2021 alle 104.551 tonnellate del 2022.

Questi risultati mettono ancora una volta in evidenza l'esistenza di circuiti di gestione dei rifiuti non ufficiali e l’inadeguatezza dei controlli lungo la filiera.Mancano all’appello oltre 400.000 tonnellate di RAEE domestici, vale a dire quasi 3 milioni di grandi elettrodomestici (come frigoriferi, condizionatori e lavatrici) e più di 400 milioni di piccoli elettrodomestici (come cellulari, microonde, radio).

Una perdita che ha dei riflessi importanti a livello nazionale, ancor più in un periodo di grave carenza di risorse come quello attuale. Infatti, se l’Italia riuscisse a intercettare tutti i RAEE oggi dispersi e ad avviarli a corretto trattamento si potrebbero riciclare altre 380.000 tonnellate di materie prime, di cui 209.000 tonnellate di ferro, pari al peso di 28 Torri Eiffel; 18.000 tonnellate di rame pari a 198 volte il peso del rivestimento della Statua della Libertà, circa 14.000 tonnellate di alluminio, pari a 16 milioni di moka da caffè e, infine, 106.000 tonnellate di plastica, pari a 42 milioni di sedie da giardino.

Una mancata opportunità da imputare soprattutto al cosiddetto “mercato parallelo”, spesso illecito, spinto dall’eccezionale caro-materie prime, con operatori borderline o soggetti non autorizzati che cercano di massimizzare i propri profitti estraendo dai RAEE le materie più facili senza curarsi dell’impatto ambientale del trattamento: come ferro, rame e alluminio.

Non ci sono però solo cattive notizie. Nonostante la decrescita, i risultati operativi di Erion WEEE confermano quanto il settore dei RAEE sia strategico per l’economia circolare italiana: il tasso di riciclo delle Materie Prime Seconde è stato infatti pari all’89,5% del peso dei RAEE. Il Consorzio ha ricavato più di 125.000 tonnellate di ferro, circa 5.000 tonnellate di alluminio, oltre 5.000 tonnellate di rame, e 32.000 tonnellate di plastica.

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Il corretto trattamento di questa tipologia di rifiuti ha contribuito in maniera significativa anche alla lotta al cambiamento climatico, evitando l’immissione in atmosfera di circa 1,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica, come la quantità di CO2 che verrebbe assorbita in un anno da un bosco di 1.760 kmq (esteso quanto la provincia di Cremona), e generando un risparmio di oltre 370 milioni di kWh, superiori ai consumi domestici annui di una città come Bari (315.000 abitanti). 

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