A Hollywood, da Cate Blanchett a Marillon Cotillard, gli attori si mobilitano contro le esecuzioni in Iran. Oltre 50 esponenti dell'industria cinematografica e dello spettacolo, tra cui anche Jason Momoa, Samuel L. Jackson, Jada Pinkett Smith e Bryan Cranston, hanno partecipato ad un appello ricvlto all'Iran affinché fermi le esecuzioni di partecipanti alle proteste.
In un videomessaggio prodotto e realizzato dalla sceneggiatrice Nicole Najafi, dalla regista e produttrice Ana Lily Amirpour e dall'attrice Mozhan Marno', tutte irano-americane, gli attori ed altri esponenti dello showbusiness americano appaiono in immagini in cui mostrano il cartello con l'hashtag #StopExecutionsinIran.
"Noi siamo con il popolo iraniano nella sua lotta per la libertà, si dice nel video. Migliaia di dimostranti sono stati arrestati. Alcuni sono già stati messi a morte. Molti altri sono in pericolo. Ma il mondo sta guardando".
Najafi ha scritto sul suo Instagram che l'esecuzione dei manifestanti è “l'ultimo disperato tentativo del regime per salvarsi e terrorizzare la propria gente fino alla sottomissione. Ma gli iraniani non si tireranno indietro”.
Nel post della sceneggiatrice, accanto alle immagini degli attori, ognuno con un foglio in mano con la scritta #StopExecutionsinIran, si legge: "Dal settembre 2022, il popolo iraniano ha guidato una rivoluzione storica per rovesciare la brutale dittatura iraniana. Gli iraniani hanno protestato nelle strade con un coraggio insondabile. In risposta, il regime ha ucciso più di 500 persone, ne ha arrestate più di 20.000 e ora si è rivolto al suo ultimo strumento di repressione: le esecuzioni. Questo è l'ultimo disperato tentativo del regime per salvarsi e terrorizzare il proprio popolo fino alla sottomissione. Ma gli iraniani non si tireranno indietro. Sta a noi, comunità internazionale, prendere posizione contro queste violazioni dei diritti umani. Diffondere la consapevolezza di ciò che sta accadendo è il modo in cui riteniamo responsabile questo regime crudele. Aiutaci a diffondere la parola. Stare con il popolo iraniano che sta lottando per la democrazia e le libertà fondamentali".
L'Organizzazione iraniana per i diritti umani con sede a Oslo afferma che almeno 100 dei manifestanti arrestati rischiano la pena di morte o l'esecuzione. Dal 16 settembre e dopo la morte di Mahsa Amini sotto la custodia della polizia morale di Teheran, l'Iran è stato teatro di proteste diffuse, che hanno incontrato una violenta repressione da parte delle forze di sicurezza della Repubblica islamica.
L'esecuzione di quattro manifestanti iraniani è avvenuta dopo processi frettolosi e senza il rispetto del giusto processo, il che ha provocato la rabbia dell'opinione pubblica in Iran ed è stato condannato da molti in tutto il mondo.
A ottobre attrici e cantanti di tutto il mondo avevano protestato tagliandosi i capelli in segno di solidarietà con le donne iraniane.