Comincia a stare meglio dopo il coma e mesi in ospedale, Nicolò Maja, il 23enne unico sopravvissuto alla strage della sua famiglia lo scorso 4 maggio, quando il padre Alessandro Maja ferì lui e uccise a coltellate la madre Stefania e la sorella Giulia, 16 anni, nella loro casa di Samarate (Varese). "Da mio padre vorrei sapere il perché è arrivato a fare questo: che cosa aveva la nostra vita per lui non andava bene". Il genitore, che è atteso il prossimo 14 gennaio al processo in Corte d'assise a Busto Arsizio, gli ha scritto lettere dal carcere in questi mesi. "Io non ho mai risposto", dichiara il figlio, che si costituirà parte civile.
Samarate (Varese), il figlio sopravvissuto alla strage di famiglia: "A mio padre chiederei il perché" -
Come sei andato avanti in questi mesi?, viene chiesto a Nicolò Maja dalla Tgr Lombardia. "Con la forza che mia mamma e mia sorella mi davano e so che mi danno ancora, col sostegno dei miei parenti".
Vi eravate accorti che qualcosa in lui non andava? "Mio padre nell'ultimo periodo aveva molte preoccupazioni in ambito lavorativo, ma non si pensava si potesse arrivare a una cosa del genere".
Nicolò, dopo la tragedia, è tornato ad avere i desideri dei ragazzi della sua età: "I miei sogni sono quelli di trovare un lavoro che mi permetta di mantenermi, poter assistere a una partita del Palermo, squadra per cui tifo, e assistere al Gran Premio di Formula 1".
Che cosa diresti ad altri che si dovessero trovare nella tua situazione? "Ad altri direi di farsi forza e guardare in qualche modo avanti perché è una fortuna essere qui", ha concluso.