In Iran, la polizia ha ripreso a monitorare l'uso dell'hijab (il velo islamico) da parte delle donne in auto. Lo riferiscono i media locali. Il controllo arriva dopo oltre cento giorni di proteste scatenate dalla morte della 22enne Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale per non avere indossato correttamente il velo. "La polizia ha iniziato la nuova fase del programma Nazer-1 (sorveglianza in lingua farsi) in tutto il Paese", ha dichiarato un alto funzionario di polizia all'agenzia di stampa Fars. "Il Nazer-1 riguarda l'assenza di hijab nelle auto, con la polizia che invia un sms a chi trasgredisce", ha spiegato.
Teheran: "Smantellata la rete di sostegno ai dissidenti" -
I vertici di Teheran dicono di aver "individuato la più grande rete per fornire sostegno finanziario ai membri dell'organizzazione Mujahedin Khaq (Mko) e attrezzature per le operazioni terroristiche del gruppo dissidente e i suoi elementi principali sono stati arrestati". Ad affermarlo è il ministero delle Informazioni e della sicurezza nazionale in una dichiarazione citata dall'agenzia Irna. "Sei membri della rete sono stati arrestati e altri dieci convocati", si legge nella dichiarazione, secondo cui la squadra è stata incaricata dall'Mko di "trasferire denaro in Iran attraverso il riciclaggio organizzato".
Accuse agli Usa e ali loro "alleati occidentali" -
Il leader della squadra, "Alimohammad Dolati - continua la stessa fonte -, un membro importante dell'Mko, possiede uffici negli Emirati Arabi Uniti e nei Paesi Bassi e ha trasferito denaro, armi, esplosivi e apparecchiature di comunicazione ai gruppi terroristici attraverso uffici affiliati in Iran. Il team ha assunto alcuni fuorilegge e delinquenti in Iran per realizzare scene durante gli attuali disordini nel Paese". L'Iran ha inoltre accusato gli Stati Uniti, i suoi alleati occidentali e regionali e l'Mko di essere dietro le proteste anti-sistema nel Paese, arrivate ormai al quarto mese.
Gli oppositori: il 2023 sarà l'anno della nostra vittoria -
Dall'altra parte, gli oppositori iraniani in esilio assicurano che il 2023 sarà quello della "vittoria" dei manifestanti contro il regime in Iran. I dissidenti invocano la caduta dei vertici del Paese, indeboliti dall'ondata di proteste e manifestazioni. "Organizzandoci, restando solidali, il 2023 sarà l'anno della vittoria per la nazione iraniana - dicono gli oppositori, tra cui ci sono personalità di primo piano nei settori della cultura, dei diritti umani e del mondo sportivo -. Sarà l'anno della libertà e della giustizia in Iran".
Messaggio simultaneo via social, unità della diaspora iraniana -
Pubblicato simultaneamente sui profili social di ognuno dei dissidenti in esilio, il messaggio punta a evidenziare l'unità della diaspora iraniana, divisa in diverse fazioni politiche dalla caduta dello Scià, nel 1979. Il testo è stato sottoscritto da attrici come Zar Amir Ebrahimi, dal figlio dello Scià decaduto Reza Pahlavi, dal dissidente rifugiatosi negli Usa Masih Alinejad. Ma a firmarlo sono stati anche il Nobel per la Pace Shirin Ebadi e l'ex calciatore Hamed Ali Karimi.