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Carceri, a Capodanno scade il permesso Covid: 700 detenuti devono tornare in cella

Nessuna proroga alle licenze straordinarie concesse in pandemia ai semiliberi. L'allarme lanciato dal deputato di Azione-Italia Viva Mauro Del Barba che si appella al ministro della Giustizia Nordio

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Settecento detenuti a Capodanno tornano in carcere al termine del permesso Covid del quale hanno goduto per due anni e mezzo come misura alternativa. Nessuna proroga, dunque, inserita negli ultimi provvedimenti presi dal governo e licenziati dal Parlamento. "Per loro la mezzanotte non rappresenta il momento a cui affidare le proprie speranze per il futuro, ma al contrario il ritorno in carcere, la fine del periodo inaugurato con il Covid in cui, al regime di semilibertà, si accompagnava la facoltà di dormire presso la propria abitazione, sperimentando in tal modo, come dimostra l'esperienza compiuta, una progressiva responsabilizzazione e il ritorno alla normalità", commenta Mauro Del Barba, deputato di Azione-Italia Viva, firmatario della richiesta di proroga di queste licenze straordinarie per i semiliberi, che ora si appella al ministro della Giustizia Nordio.

Permesso Covid scaduto a Capodanno: in 700 tornano in carcere  Molti ergastolani o condannati a lunghe pene, come riferisce Il Corriere della Sera, erano in semilibertà, trasformata in libertà quasi piena come misura contro la pandemia. All'inizio dell'emergenza Covid, infatti, era stato deciso che, nello specifico, i detenuti in semilibertà non rientrassero in cella dalle loro uscite quotidiane per evitare la circolazione del virus nei penitenziari.

Ma ora che non c'è stata neanche la proroga in extremis voluta dai senatori Pd Alfredo Bazoli, Franco Mirabelli, Anna Rossomando e Walter Verini in un emendamento al decreto Milleproroghe, scatta il rientro a Capodanno. Che, come precisa Il Corriere della Sera, non sarà di massa nella notte di Capodanno. C'è tempo, infatti, fino a metà gennaio, se i detenuti in semilibertà avevano provveduto a richiedere per tempo, nelle scorse settimane, giorni di licenza ordinaria. 

"Un conto alla rovescia amaro, amarissimo, per circa 700 detenuti italiani che godono del regime di semilibertà", ricordava Del Barba, all'uscita della casa circondariale di Sondrio, visitata il 31 dicembre.

Per Del Barba è "una situazione che torna ad aggravare il problema del sovraffollamento. Grazie all'esperienza del collega Roberto Giachetti abbiamo già predisposto, con Ivan Scalfarotto, un emendamento al Milleproroghe, che ripristini immediatamente la possibilità di continuare a dormire fuori per chi aveva iniziato questo percorso".

"Perché - conclude - il tema delle carceri è una questione di civiltà, che segnala drammaticamente il progresso o il declino di un Paese. Diremo a gran voce al governo che non accettiamo il declino, sicuri di essere ascoltati dal ministro della Giustizia Nordio".

 

I numeri  La semilibertà che è regolata dall'articolo 48 dell'ordinamento penitenziario e che a fine novembre coinvolgeva in Italia 1.076 detenuti sui 56.500 reclusi, come ricorda Il Corriere della Sera, è una misura alternativa per la quale il condannato definitivo – dopo aver già scontato in cella almeno 20 anni se ergastolano, e invece due terzi della pena o metà della pena a seconda dei vari reati - può trascorrere parte del giorno fuori dal carcere per andare a lavorare o a studiare. Si rientra, poi, in carcere, a fine giornata, per dormire.

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