Manovra, Ragioneria chiede correzioni su 44 misure: rilievi anche su Carta giovani e smart working
Prosegue con qualche intoppo l'iter per l'approvazione della legge di bilancio
In vista dell'approdo della Manovra alla Camera, le nuove misure sulla Carta giovani e lo smart working sono finite nel mirino della Ragioneria dello Stato. Fra le 44 correzioni che i super-tecnici chiedono di apportare spuntano, infatti, anche queste due misure. Nel primo caso sotto la lente d'ingrandimento c'è la modalità con cui sono scritte le coperture per il 2023, mentre nel secondo caso i dubbi riguardano il mondo della scuola e la sostituzione del personale scolastico a cui è concesso il lavoro agile.
La norma sui 450 milioni ai Comuni Guardando le norme oggetto di critica c'è quella che attribuiva 450 milioni ai Comuni, risultata priva di copertura finanziaria, ma non solo. La Ragioneria dello Stato infatti ha chiesto anche di intervenire sull'articolo relativo alla nuova Carta della Cultura per i giovani.
18App In particolare ha chiesto di non finanziare la nuova 18App per il 2023 con i fondi già stanziati per il 2022 e quindi di eliminare la frase: "Nell'anno 2023 la Carta della cultura Giovani è assegnata ai nati nell'anno 2004 mediante utilizzo delle risorse già impegnate nell'anno 2022". Poi è la volta della norma che stanzia un fondo per sopperire agli svantaggi dell'insularità, specificando come "risulta di difficile attuazione mancando anche di strumento attuativo. In mancanza delle modifiche da parte dell'amministrazione di settore, difficilmente potrà essere attuata".
Il caso Pos Relativamente alla vicenda Pos, la Ragioneria dello Stato ha osservato come "ai componenti del tavolo permanente" chiamato a trovare soluzioni per mitigare i costi delle transazioni elettroniche sotto i 30 euro "non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi spese o altri emolumenti comunque denominati".
La norma sui cinghiali Tra i passaggi più significativi del dibattito d'Aula c'è quello che ha visto i deputati di Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra e Partito Democratico chiedere lo stralcio della "norma cinghiali", che consente l'abbattimento della fauna selvatica nei parchi e nei centri urbani. Una richiesta respinta dal vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, che in quel momento presiedeva la seduta, spiegando che non sussistono elementi di non ammissibilita' della norma. "Stiamo parlando di una questione grave perche' si prevedono abbattimenti selettivi ma senza alcuna distinzione di specie - ha detto il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli -. Si parla in maniera generica di 'fauna selvatica' che comprende anche specie protette. Una questione che è nota sia alla Lega che al centrodestra e che si distingue nelle varie regioni: ad esempio, possono essere in un caso i lupi, in altri casi gli orsi". A difendere la norma è naturalmente la maggioranza che accusa l'opposizione di fare demagogia: "Tutti i sinistrorsi falsi animalisti continuano con la diffusione di falsità sull'emendamento cinghiali. Il governo non ha alcuna intenzione di autorizzare un far west per le strade alla ricerca del primo cinghiale da abbattere - dichiara Massimo Ruspandini, vice capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia -. Il provvedimento, per chi fa finta di non averlo letto o non capire, riguarda tutta la fauna selvatica, non solo quella oggetto di caccia. La proliferazione incontrollata di questi animali non è solo una minaccia per le attivita' agricole e per l'incolumità dei cittadini".
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