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Un attore che ha vissuto varie stagioni artistiche

L'ultima fase della sua vita violata dal sistema mediatico

Adessoteatro

di Marco Calindri       marcocalindri@libero.it            Andrea Lorenzon      (Consulente web) info@digitaltools.it

Nelle ultime settimane, la salute di Lando Buzzanca è stata oggetto di molti articoli sulla stampa nazionale.

Si è trattato di polemiche e rimpalli di responsabilità, tra le persone vicine al popolare attore e sul suo trattamento sanitario.

Ieri, Lando Buzzanca si è spento all’età di 87 anni. Da tempo le sue condizioni si erano progressivamente aggravate e non è dato sapere quanto fosse realmente consapevole del suo stato di salute.

Da giovanissimo ha fatto la comparsa in alcuni film per mantenersi a un’accademia artistica, per poi cogliere, dopo le prime esperienze teatrali, la grande opportunità di essere chiamato da Pietro Germi per ‘Divorzio all’italiana’ e, successivamente, per ‘Sedotta e abbandonata’.

Dalla metà degli anni sessanta, il cinema italiano offre a Buzzanca personaggi legati alla figura del cosiddetto ‘maschio italiano’ che riscuote tanto successo presso il pubblico ma che, dalla critica, viene considerato come cinema di serie B.

Soltanto dopo la metà degli anni ’70 e con la partecipazione ad importanti trasmissioni televisive, la figura dell'attore siciliano trova una nuova dimensione nello spettacolo italiano.

Probabilmente anche grazie ad alcune stagioni teatrali, che gli hanno consentito una solida formazione artistica, Buzzanca, nella seconda fase della sua attività, ha potuto affrontare personaggi di grande successo in numerose  fiction televisive.

Una carriera lunga, varia e intensa che ha visto maturare un attore capace di affrontare ruoli molto differenti salvaguardando comunque, una notevole intensità espressiva.

Sinceramente avrei preferito che, visto l’aggravarsi della malattia, si fosse arrivati alla naturale fine, senza il coinvolgimento del sistema mediatico.   

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