Smartphone a scuola, per sei studenti delle superiori su dieci i divieti già esistono. Anche se solo in un caso su sette vengono rispettati
La nuova stretta servirà soprattutto a quelle scuole che ancora non hanno un protocollo ad hoc: alle superiori, 4 studenti su 10 sono “scoperti”. E per far rispettare le regole esistenti: laddove c’è già un regolamento, oltre l’80% lo disattende
La notizia che tanti studenti temevano, alla fine, è arrivata: il nuovo ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha messo nero su bianco la sua preannunciata stretta sull’uso degli smartphone e dei dispositivi elettronici in genere a scuola. Una circolare del Ministero dell’Istruzione e del Merito appena inviata agli istituti, infatti, ribadisce il divieto di utilizzo del cellulare durante le lezioni; sia per gli alunni che per gli insegnanti. Confermando, di fatto, l’impianto della norma di riferimento sul tema: la circolare e la successiva direttiva del 2007 dell’allora ministro dell’Istruzione Fioroni che, per prime, hanno affrontato l’argomento; aprendo anche a sanzioni disciplinari. Il nuovo documento, inoltre, lascia un piccolo spiraglio ammettendo l’uso dei dispositivi per “finalità didattiche, inclusive e formative”, ovviamente su richiesta dei docenti; ereditando, in questo caso, un pezzo del “Decalogo” emanato nel 2018 dalla ministra Fedeli.
Molte scuole si sono portate avanti col lavoro
Spetterà alle scuole definire come applicare tali norme, punizioni comprese, attraverso i singoli regolamenti d'istituto e patti di corresponsabilità scuola famiglia. Anche se, in realtà, la mossa di Valditara non apre un nuovo fronte ma servirà più che altro a omogeneizzare il quadro. Visto che, già da tempo, tanti istituti si sono organizzati in autonomia per limitare questa presenza ingombrante. Secondo un recente sondaggio di Skuola.net, condotto su un campione di 3.000 alunni delle scuole superiori, già oggi oltre 6 studenti su 10 devono fare i conti con regole interne legate all’utilizzo dello smartphone in ambiente scolastico: il 61% ha proprio dei divieti “scritti”. A questi si aggiunge un ulteriore 30% a cui, per il momento, sono stati dati soltanto dei “suggerimenti”; che presto potrebbero trasformarsi in indicazioni ufficiali. Ad oggi, dunque, appena 1 su 10 ha le mani libere; ma la cosa potrebbe appunto durare ancora poco.
Far rispettare le regole non è cosa semplice
Quello su cui potrà incidere parecchio la nuova circolare, riaccendendo i riflettori sull’argomento, è però l’effettivo rispetto dei divieti. Perché, a dispetto dell’ampia copertura della regolamentazione scolastica, i ragazzi sembrano far finta che il protocollo anti-smartphone introdotto dalla propria scuola quasi non esista. Laddove questo c’è, infatti, appena 1 alunno su 7 racconta che le regole sono effettivamente osservate; tutti gli altri fanno un po’ come gli pare. Figurarsi che succede laddove ci si limita al consiglio bonario.
A innescare il corto circuito, probabilmente, è la parte delle sanzioni previste per chi non rispetta le prescrizioni, onestamente poco incisive. In un terzo dei casi (34%) si deve subire giusto un rimprovero verbale, nulla di più. Per il 36% si può arrivare al massimo a una nota scritta o al coinvolgimento dei genitori. Solamente il 30% può incorrere in una punizione che, specie per un adolescente, può essere davvero pesante da digerire: il sequestro dello smartphone.
Smartphone in classe: il quadro attuale
Ma il sondaggio ha voluto osservare anche qual è il perimetro che, attualmente, le scuole assegnano agli smartphone. Constatando che le richieste fatte agli studenti non sono poi così assurde. In 3 casi su 4, il cellulare viene comunque accettato in classe, a patto che resti in disparte: la metà degli intervistati (51%) lo può tranquillamente usare al di fuori delle lezioni (nel cambio d’ora, a ricreazione, nei momenti di pausa), a un altro 22% può persino capitare che gli venga richiesto di usarlo per scopi didattici. Solo il 15% lo deve tenere spento all’interno di scuola, per tutta la mattina. Ancora di meno (12%) lo deve consegnare all’ingresso al personale incaricato.
Il problema di un uso dello smartphone per finalità non didattiche, comunque esiste: sempre secondo i dati di Skuola.net, solo il 30% degli studenti intervistati dichiara che, nella propria classe, nessuno studente usa il telefonino per farsi i fatti propri durante le lezioni. Nel restante 70% dei casi il comportamento è perpetrato, con varie gradazioni, da alcuni se non dalla maggior parte di componenti del gruppo classe.
“Il Ministro Valditara non ha introdotto nessun divieto di uso dei cellulari a scuola, ha semplicemente ricordato l’esistenza di una serie di atti normativi, risalenti al 2007 a firma Fioroni, che suggeriscono alle scuole di adottare regolamenti, comprensivi di sanzioni, per evitare che gli studenti usino smartphone o altri dispositivi elettronici durante le attività didattiche se ciò non è correlato alle stesse. Al contrario, Valditara apre all’uso degli smartphone per le attività didattiche, seguendo una linea tracciata dalla ex ministra Fedeli e non conclusasi con una normativa vera e propria. Insomma, la circolare dell’attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito è idealmente un atto bipartisan, visto che segue la scia di due predecessori di area politica opposta. Il vero problema sarà far rispettare la norma: oggi il 40% degli studenti non è soggetto a regolamenti scolastici sul tema e, laddove esistono, solo il 13% afferma che vengono rispettati da tutti”, così dichiara Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.
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