Venezia è caleidoscopica, quella sott’acqua inquietante. Chiedere ai gondolieri sommozzatori, palombari volontari che dal 2019 setacciano puntualmente i canali ripulendoli dai rifiuti più tristemente bizzarri.
Come ha fatto notare Stefano Vio, del Gruppo Gondolieri Sommozzatori Venezia: “Prima c’era molta più gente che viveva a Venezia e spesso alcuni avevano l’abitudine di aprire le finestre e di gettare oggetti nei canali. Tante cose che nel tempo si sono accumulate e oggi ne vediamo i risultati”.
Migliaia di bottiglie, antenne ed estintori, transenne e ventilatori, oltre a plastica su plastica: l’elenco rischia di essere più surreale che sconvolgente. I gondolieri sub le chiamano “missioni” e non “immersioni”. Aiutati anche dall’amministrazione comunale, i volontari sono ben lontani dall’abituarsi allo scempio: caldaie, impalcature, motori di barche, lavatrici, materiale edile, una vecchia macchina da scrivere e perfino un bidet.
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Il sorriso è chiaramente tirato, a differenza di quello di chi candidamente lanciò e lancia qualsiasi cosa in Laguna senza la minima remora. Perché i maggiori responsabili, a detta dei veneziani, sarebbero i veneziani stessi. Perché qualcosa può anche cadere inavvertitamente, ma se uno pneumatico di quelli utilizzati lungo le banchine scivola per caso in acqua, sugli altri mille c’è la certezza del dolo, o quantomeno la necessità di inventarsi un metodo nuovo per attutire gli urti delle imbarcazioni.
Quintali di rifiuti in ore di immersioni grazie a una dozzina di sommozzatori che mediamente una volta al mese e a titolo gratuito ripulisce dopo che altri hanno sporcato.