Regionali Lazio, Conte contro D'Amato: "Deve alla Regione 300mila euro"
"Non posso accettarlo come candidato. Ha creato un danno erariale accertato", afferma il leader del M5s. Il riferimento è alla condanna della Corte dei Conti inflitta all'assessore della Giunta di Zingaretti a inizio settembre
Per le elezioni regionali nel Lazio è guerra tra Giuseppe Conte e Alessio D'Amato. "Io non posso accettare che in una mia lista ci possa essere una persona che deve alla Regione Lazio quasi 300mila euro - ha detto il leader del Movimento 5 Stelle - perché ha creato un danno erariale accertato. Non ci giriamo intorno: non posso accettarlo come candidato alla Regione". Il riferimento è alla condanna della Corte dei Conti inflitta a D'Amato, candidato del Pd, a inizio settembre.
Conte: "La questione morale è altro dalle responsabilità penali" - "Non possiamo far finta che non esista, questa cosa non può essere degradata a un espediente giuridico perché l'accertamento penale, non so, è caduto in prescrizione, non mi interessa nulla - ha spiegato Conte -. Io non posso accettare che una persona di candidi a presiedere la Regione e abbia una partita aperta così chiara, così evidente. È una questione di opportunità, la questione morale esiste o non esiste? La questione morale è altro dalle responsabilità penali". "Ci accusano - ha detto ancora l'ex presidente del Consiglio - di essere giustizialisti, ma che significa? Io sono garantista nel midollo, è una vita che ho dedicato agli studi giuridici. Vengo dalla professione di avvocato, ma cosa c'entra la regola di un giusto processo, la garanzia di una assoluta presunzione di innocenza col fatto che si fa finta che non ci sia un danno erariale accertato?".
"Campo largo con il Pd non esiste, valutiamo volta per volta" - Il campo largo, l'ho detto dall'inizio, non è mai esistito, a noi interessa un campo giusto, un campo coerente. Lavoreremo perché tutte le nostre proposte in campagna elettorale, quindi politiche anche a livello territoriale, siano giuste e coerenti. Campo largo è una espressione che nasce distorta: più dilati la tua proposta per metter dentro chiunque e più offri qualcosa che sia disponibile a qualsiasi soluzione. Noi dobbiamo essere coerenti e giusti", ha affermato Conte, parlando a Roma, a margine dell'assemblea regionale del Coordinamento 2050, iniziativa promossa da personalità e organizzazioni di matrice ecologista e di sinistra.
"Volevamo discutere di programmi, il Pd ha risposto con un candidato" - "Noi - ha aggiunto rispondendo a una domanda sulla possibilità di riaprire il dialogo con il Pd - facciamo valutazioni volta per volta, sicuramente non c'è nessuna operazione col Pd a livello di vertice, poi sui territori valuteremo volta per volta. Nel Lazio assolutamente no. Nel momento in cui abbiamo posto un tema di programmi, avevo chiesto alle altre forze politiche di valutare programmi e temi concreti, il Pd il giorno dopo ci ha risposto con un candidato. Senza discutere i programmi, non c'è nessuna possibilità", ha tagliato corto l'ex premier.
"Inceneritore imposto con visione autoritaria" - "La transizione se non è coniugata alla partecipazione democratica non significa nulla. Pensate che atto di autoritarismo conferire a un commissario di Roma" i poteri "perché scelga lui, a dispetto di tutto il coinvolgimento dei cittadini, di fare un impianto con una tecnologia obsoleta (termivalorizzatore ndr). Il principio di incenerimento è una follia. È l'opposto di qualsiasi logica futura". Quelle materie che vengono bruciate "noi dobbiamo recuperarle. Basta studiare di più", ha detto ancora Conte.
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