Alcuni la chiamano la "guerra delle patatine": è quella combattuta tra i membri della famiglia Vitaloni, proprietaria di Unichips Finanziaria, la holding che controlla la San Carlo Gruppo Alimentare. Dura da anni e vede protagonisti Francesco Vitaloni da una parte e la sorella Susanna dall'altro. Con conseguenze economiche rilevanti, poiché l'operatività della holding che controlla il gruppo alimentare è frenata proprio da questo tipo di contrasti familiari.
Evento che esaspera la diatriba tra fratelli, è stata l’assemblea degli azionisti di Unichips Finanziaria (Uf), che si è svolta a Milano, chiamata ad approvare il bilancio 2021, chiuso in perdita per 638mila euro, rispetto all’utile di 1,7 milioni del precedente esercizio, anche se anno su anno i ricavi sono saliti da 300 a 461,5 milioni. Alla riunione, spiega Repubblica A&F, era assente (per motivi di salute) il presidente Alberto Vitaloni, rappresentato da un delegato e titolare del 16,6% delle azioni. Erano invece presenti i figli Susanna (vicepresidente e Ad, con il 50,04%) e il fratello primogenito Francesco (con il 15%).
I due protagonisti principali, appunto. La discussione fra i soci, si sarebbe fatta animata in quanto Francesco ha contestato i risultati "sconfortanti" e votato contro il bilancio, approvato però con la maggioranza di Alberto e Susanna. Nel corso dell’assemblea è stata inoltre proposta una modifica allo statuto per introdurre la carica di presidente onorario, da riservare ad Alberto Vitaloni, mentre Susanna avrebbe assunto la presidenza, riducendo il Cda da quattro a tre membri.
Francesco ha votato contro, proponendo di mantenere il board nella formazione a quattro con un membro attribuito alla minoranza "essendo chiara la situazione di stallo familiare". Dal 2016 infatti, con il progressivo aggravarsi delle condizioni di salute del presidente, colpito da un grave ictus, si attende di veder chiarito chi è davvero al comando del gruppo.
Proprio Alberto Vitaloni cercò di regolare con i tre figli la successione societaria, donando a Francesco, Susanna e Michele, tre identiche quote del 15% di Uf e richiedendo loro di sottoscrivere un patto che ne impediva la vendita e imponeva l’assunzione di decisioni conformi alla maggioranza. Pochi mesi dopo però, con la morte della moglie Laura, evento che a dir poco sconvolse come un terremoto gli equilibri familiari, tutto cambiò inspiegabilmente.
Infatti, a distanza di alcune settimane, Alberto dispose a favore della sola figlia Susanna una donazione di un ulteriore 35,04% di Uf, dandole così il controllo della holding e designandola di fatto come erede del gruppo. Inoltre, chiese al tribunale di Milano di revocare le donazioni appena fatte a Francesco e Michele, accusandoli di ingratitudine nei suoi confronti. I figli risposero presentando a loro volta una denuncia alla Procura di Milano per circonvenzione.
Il procedimento fu archiviato: tuttavia, con sentenza del 6 maggio 2021, il Tribunale ha negato la revoca delle donazioni. La sentenza del Tribunale è stata ora confermata proprio il giorno prima dell’ultima assemblea dalla Corte d’appello di Milano, secondo cui Alberto verserebbe in una situazione di compromissione delle proprie facoltà psicofisiche. La guerra non è affatto terminata, perché si attende un’ulteriore verifica del Tribunale di Milano che, su ricorso di Francesco Vitaloni, deve stabilire con certezza lo stato di salute del presidente.