L’albero di Natale è il simbolo più diffuso del 25 dicembre: secondo Coldiretti, quest’anno è presente in nove case italiane su dieci e in circa 3 milioni di abitazioni si tratta di un abete naturale. La consuetudine di addobbare un albero sempreverde ha origini molto antiche, tanto che è difficile ricostruirne la storia con precisione: alcuni lo collegano ad antiche usanze druide, altri ancora a riti precristiani legati alla fertilità e al trascorrere delle stagioni. Una cittadina alsaziana, Sélestat, rivendica però con forza la paternità dell’abete natalizio e propone la sua storia, suffragata da interessanti documenti.
LE ORIGINI – Se risaliamo alle origini, la consuetudine di scambiarsi un rametto di una pianta sempreverde come segno di buona fortuna in occasione delle feste d’inverno risale probabilmente agli antichi romani e addirittura ai Druidi, cioè ai sacerdoti celti. Alcune fonti fanno risalire il primo albero di Natale di cui ci sia documentazione storica al 1611, quando la duchessa di Brieg, in Germania, giudicando troppo spoglio e disadorno un angolo del suo salone, fece trapiantare in un vaso un albero del giardino e lo posizionò in modo da completare l’addobbo della sala. Gli abitanti della cittadina alsaziana di Sélestat, a pochi chilometri da Strasburgo, raccontano invece una storia diversa e ancora più antica; questa tradizione è fortemente radicata nello spirito religioso, tanto da annullare la consueta contrapposizione tra l’albero di Natale, attribuito alla tradizione “pagana” e commerciale della festa, e il presepe, legato invece allo spirito più fortemente cristiano.
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La chiesa di San Giorgio a Sélestat, con gli abeti natalizi tradizionali, appesi lungo le navate
I PRIMI ALBERI VOTIVI - I primi documenti che attestano la presenza a Sélestat di alberi devozionali, decorati in occasione del Natale, risalgono al 1521: il 21 dicembre di quell’anno, infatti, nei libri contabili della città, tutt’ora esposti presso la Biblioteca cittadina, sono registrati i pagamenti versati ad alcune guardie civiche addette alla sorveglianza dei “meyen”, ovvero degli alberi votivi che venivano decorati per celebrare il rinnovamento ciclico della natura. In base a questo documento, gli abitanti di Sélestat rivendicano il loro ruolo di “inventori” dell’albero di Natale, dato che in quella data ne erano presenti alcuni esemplari e che si rendeva necessaria la loro sorveglianza. L’abete natalizio è comunque una cristianizzazione di usanze precedenti: già in epoca medievale si usava abbellire il sagrato delle chiese con alberi sempreverdi decorati con mele rosse e ostie non consacrate, soprattutto in occasione delle sacre rappresentazioni della Natività. Nel Cinquecento la consuetudine si diffuse: nelle case si prese l’abitudine di sostituire con giovani alberelli le decorazioni realizzate con le fronde sempreverdi di origine romana. L’abete, tra l’altro, con la sua forma triangolare, era simbolo delle Tre Persone della Santa Trinità. Le decorazioni più utilizzate erano sempre le mele rosse, in ricordo del Peccato Originale e le ostie non consacrate, simbolo della Redenzione. In un primo tempo gli alberelli decorati venivano appesi al soffitto: solo successivamente sono stati appoggiati a terra in un vaso apposito.
LE DECORAZIONI – A partire dal Seicento le mele cominciarono ad essere sostituite da fiori di carta e le ostie da biscotti e piccoli dolci sempre di forma rotonda. Per arrivare alle sfere colorate che utilizziamo oggi occorre attendere fino al 1858, un anno di grande siccità in Alsazia, con conseguente carestia. Il raccolto di mele fu scarso: e utilizzare i frutti per decorare l’albero di Natale sembrava uno spreco. Un artigiano provò quindi a creare delle palline di vetro che potessero svolgere lo stesso ruolo, senza privare le famiglie di un alimento prezioso: dalla sua abilità nacquero quindi le prime sfere scintillanti e multicolori. A queste si aggiunsero, nel Novecento, altri elementi decorativi, tra cui l’Angelo di carta dorata da collocare sulla sommità dell’abete natalizio. Accanto alle classiche palline sono comparsi successivamente altri elementi decorativi, come le campanelle, gli angeli, i fusi e, in cima all’albero, la stella e il puntale. La consuetudine dell’abete natalizio si è diffusa nel nostro Paese a partire dal 1898, quando Margherita di Savoia ne allestì un esemplare ispirandosi a quanto aveva ammirato nelle corti di Francia e Austria.
GLI ALBERI DI NATALE ANCHE IN CHIESA – Comunque si siano svolti i fatti, i cittadini di Sélestat sono convinti che la loro città abbia svolto un ruolo di primo piano nell’”invenzione” dell’albero di Natale così come lo conosciamo oggi. In effetti gli abeti natalizi sono presenti ovunque, anche sull’altare maggiore e appesi in alto lungo le navate delle chiese alsaziane, a differenza di quanto avviene in Italia dove ospitano solo il presepe. In ogni caso, e qualunque sia la sua storia, l’abete natalizio è un simbolo che invita le famiglie a radunarsi in un’atmosfera di pace e di condivisione, accanto al quale scambiarsi doni di amore e di gioia, nello spirito del Natale.