Sul nodo Mes, il fondo europeo salva-Stati, l'Italia resta l'unico Paese nell'Eurozona a non aver ancora proceduto con la ratifica. Dopo l'appello di Christine Lagarde a Roma a provvedere al più presto, la situazione si infiamma. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti dice che, prima di ratificare il Trattato ci sarà un "ampio dibattito in Parlamento. Il capogruppo di Azione-Italia Viva Luigi Marattin ribatte: "Parole gravi, davvero il governo non vuole ratificare?". E Tommaso Foti (Fdi) chiarisce, riferendosi al richiamo di Lagarde: "Auspici legittimi, sceglierà il Parlamento".
Giorgetti frena: "Mes da modificare, serve un dibattito in Parlamento" - La situazione si fa insomma sempre più complicata e ingarbugliata. Rispondendo in question time alla Camera, Giorgetti sottolinea che sul Mes "emerge con chiarezza la necessità che la decisione di procedere o meno alla ratifica del Trattato sia preceduta da un adeguato e ampio dibattito in Parlamento, anche tenuto conto di quanto emerso dal recente atto di indirizzo approvato dalla Camera". E chiarisce: "L'impianto attuale del trattato istitutivo del Mes appare non tenere conto del diverso contesto di riferimento e appare opportuno che, a monte, siano valutate modifiche relative al contenuto del meccanismo".
"Mes istituzione impopolare" - Poi spiega: "Il Mes appare una istituzione in crisi e per il momento in cerca di una vocazione, un'istituzione impopolare. Nessuno tra i Paesi europei ha voluto chiedere la sua linea di credito sanitaria". E indica la necessità di procedere a modifiche nella direzione di trasformare il Mes "da strumento per la protezione dalle crisi del debito sovrano e delle crisi bancarie in un volano per il finanziamento degli investimenti e per il sostegno per affrontare sfide come quella del caro energia e della crisi internazionale connessa alle vicende ucraine, rivedendo le condizionalità attualmente previste ovvero le modalità di utilizzo delle risorse".
Il ministro ribadisce successivamente la volontà che a decidere sia il Parlamento a chi gli chiede un commento sulle parole della presidente della Bce e dice: "C'è anche il Parlamento, no? Il Parlamento ha dato un indirizzo, non è che io posso andare contro il Parlamento. Adesso il Parlamento si esprimerà ancora e faremo quello che dobbiamo fare".
Marattin: "Gravi le parole di Giorgetti" - Una evidente frenata che viene pesantemente criticata da alcuni esponenti dell'opposizione, come il capogruppo Azione-Iv Luigi Marattin, che in commissione Bilancio attacca: "Le parole pronunciate dal ministro Giorgetti sul Mes sono molto gravi: il governo intende veramente non procedere alla ratifica? La settimana scorsa Giorgetti ha rimandato ogni decisione sul Mes al pronunciamento della Corte costituzionale tedesca. Ora, dopo che la Corte di Karlsrhue si è espressa, lo stesso Giorgetti ci ha detto che, siccome il Mes è un'istituzione in crisi, forse non verrà più ratificato. E' conscio il ministro delle conseguenze di queste parole? Il governo intende dire che l'Italia rimarrà l'unico Paese in Europa a non procedere alla ratifica? Se il problema è un dibattito parlamentare, noi siamo prontissimi. Ma resta il fatto che le parole pronunciate sono gravi. Spero solo che in Europa non siano state ascoltate". E ancora: "Ratificare il trattato non significa automaticamente aderire al finanziamento".
Foti (Fdi): "Sceglierà il Parlamento" - Infine, l'ultimo intervento, quello di Tommaso Foti, capogruppo di Fdi alla Camera, che sulle parole di Lagarde sul Mes e Roma replica: "Siamo impegnati sulla legge di bilancio. Gli auspici sono legittimi, le scelte, ancora più legittime, saranno del Parlamento italiano".
Mes, cos'è e come funziona - Ma che cos'è esattamente il Mes, acronimo per Meccanismo europeo di stabilità, noto anche come fondo salva-Stati? Il Mes è stato creato sulla scia degli interventi nella crisi del debito sovrano del 2010. Istituito nel 2012 con trattato intergovernativo, serve a concedere a condizioni prestabilite assistenza finanziaria ai Paesi membri in difficoltà a finanziarsi. Fino ad ora è intervenuto in aiuto di Irlanda, Portogallo, Cipro, Spagna e Grecia (per 295 miliardi totali considerando anche gli interventi dal 2010). In cambio dei prestiti, è previsto un programma di aggiustamento macroeconomico, riforme draconiane secondo i più critici. Criteri più leggeri sono richiesti invece per le linee di credito precauzionali, per Stati colpiti da shock avversi ma in condizioni finanziarie sane. Pochi mesi dopo lo scoppio del Covid, il Mes è stato messo in campo anche con una linea di credito per 240 miliardi, di sostegno alla crisi pandemica, a disposizione dei Paesi dell'Eurozona per finanziare i costi legati all'emergenza sanitaria (fino ad ora non usata dagli Stati membri).