59.030.133 PERSONE

Istat, cala la popolazione italiana: -0,3% nel 2021 | Paese sempre più vecchio: età media più alta di 3 anni dal 2011

La Campania resta la Regione più giovane, la Liguria quella più anziana. Diminuisce anche il numero degli stranieri residenti. Dimezzati gli analfabeti, più laureati

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Cala la popolazione italiana. Lo rivelano i dati Istat sul censimento permanente. "La popolazione censita in Italia al 31 dicembre 2021 ammonta a 59.030.133 residenti, in discesa dello 0,3% rispetto al 2020 (-206.080 persone) - spiega infatti l'Istituto di Statistica -. Il decremento di popolazione interessa soprattutto il Centro Italia (-0,5%) e l'Italia settentrionale (-0,4%), è più contenuto nell'Italia meridionale (-0,2%) e risulta minimo nelle Isole (appena 3mila unità in meno). 

Un Paese sempre più vecchio - Dai dati emerge inoltre che "il nostro è un Paese sempre più vecchio" con l'età media "innalzata di tre anni rispetto al 2011 (da 43 a 46 anni). La Campania continua a essere la Regione più giovane (età media di 43,6 anni) mentre la Liguria si conferma quella più anziana (49,4 anni)". 

Oggi un bambino ogni 5,4 anziani - "L'invecchiamento della popolazione italiana è ancora più evidente nel confronto con i censimenti passati - si legge nel rapporto -. Nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani contro meno di un anziano per ogni bambino del 1951 (3,8 nel 2011). L'indice di vecchiaia è notevolmente aumentato e continua a crescere, da 33,5% del 1951 a 187.6% del 2021". 

Meno stranieri - Sul calo di popolazione, l'Istat sottolinea che "non è dovuto solo al saldo naturale negativo ma è da attribuire in parte alla diminuzione della  popolazione straniera. Gli stranieri censiti sono 5.030.716 (-141.178 rispetto al 2020), con un'incidenza sulla popolazione totale di 8,5 stranieri ogni 100 censiti". 

Roma il Comune più grande d'Italia - Roma è il Comune più grande, con i suoi 2.749.031  residenti, Morterone (in provincia di Lecco) quello più piccolo (con appena 31 abitanti). Il decremento di popolazione, secondo i dati diffusi, "è molto più limitato nei Comuni della classe 5-20mila abitanti e in quella fino ai 5mila abitanti (che insieme rappresentano il 70% dei Comuni italiani). Nei 44 Comuni con oltre 100mila abitanti solo cinque guadagnano popolazione, per i restanti 39 si registra un calo rispetto al Censimento 2020 di circa 115mila residenti". 

Meno analfabeti - Negli ultimi 10 anni, sottolinea l'Istituto di statistica, "diminuiscono sistematicamente gli analfabeti, le persone che sanno leggere e scrivere ma non hanno concluso un corso regolare di studi e quelle con la licenza di scuola elementare e di scuola media". 

Diplomati e laureati in crescita - La quota più significativa di popolazione, pari al 36,3%, secondo il rapporto, "è in possesso del diploma (oltre 5 punti percentuali in più rispetto al 2011). Tra il 2011 e il 2021 si dimezzano gli analfabeti (dall'1,1% allo 0,5%), diminuiscono le persone che non hanno proseguito gli studi dopo il primo ciclo della scuola primaria e aumentano i laureati (dall'11,2% al 15%) e i dottori di ricerca (dallo 0,3% allo 0,5%)".

Laureati, al Nord la percentuale più alta - A livello territoriale i laureati, dice il report, "sono il 17,2% al Centro, il 14,9% al Nord-est, il 13,8% nel Meridione e il 13% nelle Isole. Le quote più elevate di titoli di studio bassi si rilevano invece al Sud. Con il 19,1% il Lazio è la Regione con l'incidenza più elevata di laureati e di dottori di ricerca 90,8%) a cui si contrappone la Puglia (12,9% e 0,3%), al pari di Valle d'Aosta, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia". 

Picco di laureati a Milano e Bologna - I grandi Comuni, con più di 250mila residenti, scrive l'Istat, "continuano a essere un polo di attrazione per i più istruiti: la quota di laureati registra un picco (29,1%) e Milano e Bologna, che dal 2011 guadagnano sei punti percentuali. Più contenute, ma sempre sopra la media nazionale del 15%, le incidenze di laureati a Palermo, Napoli e Catania, che in dieci anni crescono tra i 2,5 e i 3,2 punti percentuali". 

Donne il 51,2% della popolazione - Anche nel 2021, continua il report, "si conferma la leggera prevalenza delle donne che, superando gli uomini di 1.392.221 unità, rappresentano il 51,2% della popolazione residente. Il rapporto di mascolinità è quindi pari a 95,4 uomini ogni 100 donne". Come nel 202, "il rapporto di mascolinità più alto si registra in Trentino Alto Adige (97,7), quello più basso in Liguria (92,6). Se in generale il rapporto di mascolinità è inferiore a 100, risulta invece sbilanciato a favore degli uomini in circa un terzo dei Comuni (contro il 23,5% del 2011)". 

Con l'invecchiamento della popolazione, diminuisce leggermente il peso percentuale delle classi più giovani, in particolare tra 0 e 4 anni e tra 5 e 9 anni, ma anche tra 40 e 44 e tra 45 e 49. "Sempre di poco - dice il rapporto - aumenta invece l'incidenza delle classi di età 50-54, 55-59, 60-64, 65-69 e 75-79". 

Regioni giovani e Regioni vecchie - Si innalza quindi leggermente, da 45,9 a 46,2 anni, l'età media nell'arco di un anno, pur con una certa variabilità nella geografia dell'invecchiamento. La Campania, con un'età media di 43,6 anni, è la Regione più giovane, la Liguria, con l'età media di 49,4 anni, la più vecchia. Il Comune più giovane, come nel 2020, è Orta di Atella (Caserta), con la sua età media di 36,6 anni dopo i 35,7 del 2020, mentre il più vecchio è San Giovanni Lipioni (Chieti): età media 66,1 anni. 

Oltre 351mila persone in convivenze - Tra la popolazione censita come residente in convivenza, dice l'Istat, "si contano 351.338 persone che vivono stabilmente in tre tipi di convivenza: circa il 32% nelle case di riposo e Rsa, più del 20% nelle convivenze ecclesiastiche e quasi il 21% nelle strutture di accoglienza per immigrati". 

Più di un terzo della popolazione residente in convivenza, si legge ancora nel report, "è rappresentato da stranieri, concentrati nelle strutture di accoglienza per immigrati e nelle convivenze ecclesiastiche. Il rapporto di mascolinità della popolazione residente in convivenza è superiore per gli stranieri e negli istituti penitenziari, mentre la componente femminile, che complessivamente incide per il 48,3%, è maggiore negli istituti di cura, negli ospizi, nelle case di riposo, nelle Rsa e nelle convivenze ecclesiastiche". 

L'età media dei residenti in convivenza è 57 anni, più elevata per gli italiani e ovviamente in ospizi, case di riposo, Rsa, negli istituti di cura e nelle convivenze ecclesiastiche, continua l'Istat. "La popolazione più giovane risiede negli istituti per minori e nelle strutture di accoglienza per immigrati". 

Distribuzione geografica delle convivenze - "La popolazione in convivenza - scrive il report - è distribuita per il 57,6% nei Comuni del Nord (31,9% nel Nord-ovest e 25,7% nel Nord-est), per il 21,7% nel Centro e per circa il 20% nel Mezzogiorno. Le Regioni con il maggior numero di residenti in convivenza sono la Lombardia e il Lazio. Gli stranieri che vivono in convivenza si distribuiscono sul territorio più a macchia di leopardo con una maggior concentrazione, rispetto al totale della popolazione in convivenza, nei Comuni dell'Italia centrale e, per quanto riguarda il Mezzogiorno, in misura più marcata in Sicilia e Puglia". 

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