Roma. "Lavoravo 9 ore al giorno cinque giorni alla settimana per 250 euro al mese". A "Controcorrente" parla un giovane montatore video, tra le centinaia di professionalità impiegate come normali dipendenti senza però contratti in regola per volontà dei datori di lavoro. Prosegue l'inchiesta sulla piaga del lavoro in nero che investe la Capitale così come il resto d'Italia e non risparmia nessun settore, dall'edilizia ai servizi agli studi professionali. In pochi tuttavia hanno voglia di raccontare la loro situazione. "In questo momento difficile per l'economia i lavoratori più vulnerabili sentono il rischio di ritorsione", spiega Matteo Ariano, coordinatore nazionale Fp Cgil.
Risorse pagate spesso in contanti, senza alcuna possibilità di tracciamento. A telecamera nascosta un altro lavoratore racconta come una ragazza ha iniziato di recente a lavorare in uno studio medico per 4 dottori ma la sostituzione non si è mai concretizzata in un rapporto regolare. Secondo il sindacato il problema non è tanto nella mancanza di controlli ma piuttosto la carenza cronica di ispettori del lavoro. "In Toscana ad esempio ci sono solo 10 ispettori tecnici per controllare i cantieri di tutta la regione".