Storie intorno all’albero

Babbo Natale, elfi, renne: le curiosità del Natale

Come rispondere alle domande dei bambini e tante leggende legate al 25 dicembre

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Perché Babbo Natale è vecchio e come fa a trasportare tutti i doni in una sola notte? E perché nei film americani ci sono sempre le calze appese al camino? E ancora: perché si mangia il panettone?  Nell’eccitazione delle serate che precedono la Vigilia i bambini non smettono mai di fare domande. Proviamo allora a dare qualche risposta, esplorando il mondo di leggende e simboli che ruota intorno al Natale, nelle tradizioni di tutto il mondo. 

PERCHÉ BABBO NATALE SCENDE DAL CAMINO – Babbo Natale è sicuramente il personaggio natalizio che solleva più curiosità. La prima riguarda la sua età: di preciso nessuno sa con esattezza quanti anni abbia, ma la sua figura con capelli e barba bianca suggeriscono l’idea di una persona anziana, simile a un nonno affettuoso e comprensivo nei confronti di tutti i bambini e capace di perdonare qualche marachella. Di solito si insinua nelle case scendendo dal camino o penetrando da qualche altra apertura quando il camino non c’è, come accade nel caso delle abitazioni moderne: l’origine di questa bizzarra consuetudine risale a San Nicola, antesignano di Babbo Natale: per aiutare con discrezione una famiglia in difficoltà, il Santo scelse di entrare in casa di notte e senza bussare alla porta, per lasciare i suoi doni senza farsi vedere. Anche la tradizione di appendere la calza discende da questa storia: il dono portato dal Santo passando attraverso il camino, rotolò fuori dal focolare e finì dentro una calza, messa ad asciugare al calore delle braci, e lì fu trovato al mattino.

L’INVENZIONE DEL PRESEPE – La nascita del primo presepe è invece documentata con certezza: non si tratta più di leggenda, quindi, ma di un fatto storico. La parola presepe discende dal latino “praesepium”, che vuol dire “mangiatoia”. Il primo ad allestire un presepe fu San Francesco di Assisi, il quale nel 1223 organizzò una sacra rappresentazione della nascita di Gesù, con attori in carne e ossa. I primi presepi furono cioè dei presepi viventi, mentre il presepe con le statuine risale al Quattrocento e da quel momento ha ispirato artisti di tutto il mondo, dando vita a una forma d’arte vera e propria. Gli esemplari più antichi offrono un vero e proprio spaccato di vita quotidiana che racconta come si viveva nell’epoca in cui sono stati realizzati, attraverso la rappresentazione degli antichi mestieri rurali. 

PERCHÉ A NATALE CI SI SCAMBIANO DONI – I vangeli riferiscono che Gesù Bambino ricevette nel presepe la visita degli angeli, dei pastori e dei Re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. Questi ultimi giunsero a Betlemme guidati da una stella dopo un lungo viaggio, portando in dono oro, incenso e mirra. Ciascuno di questi doni ha un significato simbolico: l’oro parla della regalità di Cristo, l’incenso della sua gloria e la mirra, un’erba amara, fa riferimento al destino di Passione che attendeva il Bambinello. Da questi tre doni, così speciali, discende la consuetudine da scambiarsi regali natalizi. Un tempo si trattava di piccoli oggetti, poi la consuetudine e il consumismo hanno trasformato i doni sempre più in  protagonisti della festa.  

IL PANETTONE MILANESE – Anche il dolce natalizio milanese ha una leggenda. Si dice che il primo panettone fu opera del garzone di un panettiere in un inverno particolarmente rigido e con poco cibo. Il dolce nacque per caso e non è frutto di una ricetta: il ragazzo, volendo rendere più sostanzioso e più buono il consueto pane, aggiunse uova, burro, canditi e uvetta all’impasto consueto, creando di fatto un dolce che sarebbe entrato nella tradizione. 

GLI ELFI – Dato che fabbricare e consegnare tanti doni in una notte sola è davvero un gran lavoro, Babbo Natale deve per forza avere qualche aiutante. Ecco allora il ruolo fondamentale di elfi e renne, i primi impegnati nella favolosa Fabbrica dei giocattoli, le seconde pronte a far volare la slitta carica di doni. Gli elfi sono piccole creature con le orecchie a punta, vestite di verde o di rosso, i quali, nonostante la loro età centenaria, hanno sempre l’aspetto di ragazzini. Hanno il compito di leggere le letterine dei bimbi creare e confezionare i doni, accudire le renne, nutrirle e mantenerle in forma. A tempo perso si occupano anche di preparare dolci e biscottini di zenzero. Non si sa con esattezza quanti siamo, ma di certo sono più di mille. Dove vivono? Su questo non ci sono dubbi: al Polo Nord, in un luogo assolutamente segreto. 

LE RENNE – Far volare una slitta speciale e carica di doni richiede il lavoro di squadra di un gruppo ben addestrato di renne volanti. La tradizione vuole che siamo otto e secondo una poesia popolare del 1823 intitolata “A Visit from St. Nicholas”, i loro nomi sono Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Dunder (o Donder) e Blitzen. A loro si è aggiunto, una sessantina di anni dopo, il simpatico Rudolph, la renna dal naso rosso, aggregata al team di Babbo Natale dopo il grande successo della canzone natalizia “Rudolph the Red-Nosed Reindeer”, scritta da Johnny Marks nel 1949. Infine una curiosità: le renne di Babbo Natale, nonostante i loro nomi maschili, sarebbero in realtà delle femmine. Come spiegano gli studiosi dell’Alaska Department of Fish and Game, una agenzia del Dipartimento degli Interni americano che si occupa della gestione e conservazione della fauna selvatica, della pesca e degli habitat naturali, le renne perdono le corna in momenti diversi dell’anno: i maschi durante l’inverno e le femmine a primavera. Dato che le renne di Babbo Natale hanno un ricco palco di corna in bella vista, non ci sarebbero dubbi: si tratta di “ragazze”.