Nuovo studio, nuovo allarme: 460 ghiacciai patrimonio dell’umanità saranno cancellati dalla carta geografica per colpa del riscaldamento globale, non tra un secolo ma tra trent’anni. Yellowstone, le Dolomiti e il Kilimangiaro sono le situazioni che preoccupano di più l’UNESCO.
Dal 2020, a causa dell’aumento delle emissioni di CO2, le temperature si sono alzate notevolmente in tutte le stagioni e lo studio che ha preso in esame 18600 ghiacciai in cinquanta siti Patrimonio dell’Umanità – stiamo parlando di circa 66mila chilometri quadrati di territorio – dice che un terzo è condannato a scomparire. All’anno si stanno perdendo 58 miliardi di tonnellate di ghiaccio, il consumo annuale di acqua di Francia e Spagna.
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“Il 2022 è stato un anno drammatico per i ghiacciai presenti sulle nostre montagne: ha fatto caldissimo ed è caduta pochissima neve. Questo fatto ci deve far preoccupare perché il ghiaccio e la neve presenti sulle montagne sono quell’indispensabile riserva d’acqua per i mesi più caldi, quando i fiumi, a causa dell’assenza di precipitazioni, non si riempiono con le piogge, quanto piuttosto con l’acqua di fusione proveniente dal ghiaccio e dalla neve. E purtroppo quest’anno di neve ne è caduta pochissima” spiega il meteorologo Andrea Giuliacci.
I ghiacciai, la risorse idrica del Pianeta, sono in continua sono in continua sofferenza. La tragedia della Marmolada della scorsa estate ne è la riprova. Per fermare questa situazione bisogna quantomeno riuscire a contenere il surriscaldamento globale entro il grado e mezzo rispetto all’era preindustriale, ma come ha nuovamente dimostrato la Cop27 è difficile farlo capire a tutti i Paesi del mondo.