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Inchiesta Qatar: vacanze da 100mila euro, una villa a Cervinia e un "gigante" negli atti contro i Panzeri

Secondo gli inquirenti belgi, nelle operazioni sarebbe stata coinvolta anche la figlia della coppia, Silvia

Le trattative in corso per l'acquisto di una villa a Cervinia, vacanze da sogno per fine anno e numerosi regali e benefit ricevuti o da elargire per ottenere dei benefici. Si allarga e spuntano nuovi particolari dell'inchiesta Qatar. La presunta corruzione Ue-Qatar vede al centro Antonio Panzeri, ex europarlamentare ed ex segretario della Camera del lavoro di Milano. Sabato è scattato l'arresto per la moglie, Maria Colleoni, e per la figlia Silvia: secondo gli inquirenti belgi le due donne infatti non solo sarebbero state a conoscenza delle "operazioni" di Panzeri, ma avrebbero avuto un ruolo attivo. 

Le due donne, difese da Angelo De Riso e Nicola Colli, davanti al giudice della Corte d'Appello di Brescia che ha convalidato l'arresto e concesso i domiciliari, hanno detto di "non essere a conoscenza di nulla" di quanto è stato contestato. Ossia, come si legge nell'atto che viene inserito nella banca dati della polizia di tutti i Paesi di area Schengen, di "essere consapevoli delle attività del marito/padre e addirittura di partecipare nel trasporto dei 'regali' dati in Marocco attraverso Abderrahim Atmoun, ambasciatore del Marocco in Polonia". Nella sommaria descrizione dei fatti il magistrato, sottolineando che vige la "presunzione di innocenza", scrive che i reati emergono dalla trascrizione di intercettazioni tra Panzeri, anche fondatore di Fight impunity, e la moglie.

Vacanza da 100mila euro - In attesa della trasmissione del Mae, il mandato di arresto europeo nel quale sono riportati nel dettaglio i passaggi dell'inchiesta che ha travolto il Parlamento europeo, spunta anche un dialogo in cui si fa riferimento a una vacanza nel periodo natalizio per tutta la famiglia costata 100mila euro. Cifra su cui sono in corso accertamenti e di cui ha parlato al telefono la moglie.

Il mistero del "gigante" - Nel documento, una scheda di quattro pagine in cui sono riassunte alcune conversazioni, si spiega che Maria Colleoni e Panzeri avrebbero usato una carta di credito di una terza persona chiamata "il gigante" ("ge'ant"). Inoltre, a proposito dell'organizzazione di una vacanza per la famiglia durante la pausa di Natalie, parlando di costi e sottolineando di "non potersi permettere di spendere 100 mila euro (...) come nell'anno precedente", Maria Colleoni avrebbe detto al marito di "aprire un conto bancario in Belgio" sul quale non voleva "che lui facesse qualsiasi operazione senza che lei potesse controllarlo". E poi gli consigliò di aprire un conto con "partiva Iva, il che suggerisce che Panzeri avrebbe potuto cominciare una nuova attività commerciale soggetta a Iva". Ciò dimostra che la moglie eserciterebbe "una sorta di forma di controllo sull'attività - annota il giudice - del marito o che lei per lo meno cercasse di mantenere qualche controllo".

E poi, per concludere, Maria Colleoni "usava la parola 'combines' ('intrallazzo' in francese) per riferirsi ai viaggi e agli affari del marito. La parola francese combines è negativa e suggerisce che il marito utilizzi metodi ingegnosi e spesso scorretti per raggiungere i suoi scopi".

Le accuse contro Panzeri - Secondo gli inquirenti belgi, Panzeri, insieme ad altri, tra cui la vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili, sarebbe intervenuto "politicamente", utilizzando "metodi ingegnosi e spesso scorretti"  per influenzare i componenti del Parlamento Europeo "a beneficio di Qatar e Marocco," in cambio di versamenti di somme di denaro e doni o regalie. Per il giudice istruttore belga Michel Claise, i reati da ascrivere al gruppo sono quelli di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio.

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